Page 32 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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                Una netta chiusura alla Nota del Papa venne dagli Stati Uniti, la cui risposta
             diretta al Papa fu firmata dal segretario di Stato Robert Lansing su istruzioni del
             Presidente, suscitando il risentimento della Santa Sede che aveva indirizzato il
             documento a Woodrow Wilson. Premesso un riconoscimento della «dignità e
             forza degli umani e generosi motivi che avevano motivato» la Nota, la risposta
             affermava che «sarebbe stato folle» intraprendere il cammino da essa indica-
             to, poiché «in sostanza» era quello di un ritorno allo «status quo ante bellum».
             «Lo scopo di questa guerra – proseguiva Lansing – è di liberare i popoli liberi
             del mondo dalla minaccia e dall’effettivo potere di un vasto complesso militare
             controllato da un governo irresponsabile» che aveva «segretamente pianificato
             il dominio del mondo»: la Germania. Seguiva un durissimo atto d’accusa contro
             l’Impero Tedesco e una conclusione che, sia pure in termini non espliciti, lasciava
             capire che nessuna pace sarebbe stata conclusa finché a Berlino non si fosse
             instaurato un governo pienamente democratico.
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                Trasmettendo subito la risposta americana al Papa , il Cardinale Gasparri
             ironizzò che «lo spirito (Wilson è spiritista) gli ha messo in testa che la pana-
             cea generale sarebbe la democratizzazione della Germania, ossia che il Governo
             fosse responsabile d’innanzi al Parlamento, e non soltanto d’innanzi all’Impe-
             ratore» e lo informò che comunque aveva dato istruzioni al Nunzio Pacelli di
             «prudentemente consigliare di introdurre motu proprio questa riforma costitu-
             zionale, alla quale del resto la Germania, col vento democratico che spira, dovrà
             venire, prima o dopo; ma il consiglio non fu accettato ed il Cancelliere troncò la
             conversazione».
                Se la posizione del Papa era rimasta costantemente coerente ed imparziale
             fin dall’inizio, quella di Wilson era drasticamente cambiata negli anni, come non
             mancò di rilevare la Civiltà Cattolica, parlando della sua «aperta incoerenza».
             All’inizio del conflitto, proclamando la neutralità, Wilson aveva invitato gli ame-
             ricani a mantenersi «imparziali nel pensiero come negli atti», poi aveva ricercato
             una mediazione americana e sostenuto la necessità di una «pace senza vittoria»,
             per poi approdare all’intervento e prefiggersi di promuovere un nuovo ordine
             internazionale, presupposto del quale era quella politica che è oggi definita di
             regime change, da applicare innanzi tutto alla Germania. Molto anti-cattolico,
             presbiteriano, figlio di un pastore fondatore di una propria chiesa, Wilson, che
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             Henry Kissinger definisce «sacerdote-profeta» , dirà poi di essersi recato alla

             34  S.RR.SS., AA.EE.SS., Stati Ecclesiastici, 1914-1918, pos. 1317 (P.O.), fasc. 470, vol. IV, ff.
                231-35. La risposta giunse a Gasparri il 1° settembre, ma era già stata pubblicata tre giorni
                prima, data alla stampa dal governo americano.
             35  ASV, Segreteria di Stato, Guerra (1914-1918), rubr. 244, fasc. 83, ff. 8-9.
             36  KISSINGER H., L’arte della diplomazia, Sperling & Kupfer, Milano, 1996, p. 26. «Meno
                ideologico e sensibile a istanze universali il papa, più dottrinario il presidente e insieme con-
                sapevole dello straordinario potenziale che sorregge l’intervento americano» (RUMI G., Be-
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