Page 329 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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III SeSSIone - La condotta deLLa guerra: daLLa tradIzIone aLL’InnovazIone  329



             allievi. Riprendendo così l’esperien-
             za iniziata da giovane ufficiale, du-
             rante la permanenza presso la realtà
             reggimentale,  dove si era dedicato
             coscienziosamente  all’addestramen-
             to  e  all’accrescimento  culturale  e
             morale delle giovani reclute chiama-
             te alle armi. Gli premeva soprattutto
             trasmettere ai suoi allievi ufficiali il
             senso di responsabilità derivante dal
             dover essere dei futuri comandanti
             di uomini. Dal 1899 al 1905, sempre
             nel grado di Capitano, venne invia-
             to di nuovo presso i reparti, prima
             al 3°reggimento artiglieria  da cam-
             pagna e poi al Comando Artiglieria
             di Bologna. Nel 1905, promosso per
             anzianità nel grado di Maggiore, fu   Il gen. Antonino Cascino (foto fam. dott. Mari-
             trasferito  a  Palermo,  nel  22° reggi-  lena Cipollaro Cascino, donata al Museo Cen-
                                                trale del Risorgimento di Roma).
             mento  artiglieria da campagna. Nel
             1908 fu assegnato alla Scuola di Guerra di Torino, dopo aver vinto il concorso
             per la cattedra di “Armi, Tiro e Fortificazioni”. Nel 1911, sempre ad anzianità,
             venne promosso Tenente Colonnello.
                Nel dicembre 1914 fu colpito dalla perdita della consorte. Mentre era sot-
             toposto agli esami per la promozione a Colonnello lo raggiunse la notizia che
             sua moglie era in fin di vita. La descrizione resa dal giornalista Francesco Paolo
             Mulè in occasione di un pubblico discorso tenuto nel trigesimo della morte del
             Generale, e pubblicata in un introvabile libretto, attraverso il vivido tratto di let-
             terato e la drammatica lirica del tempo, non solo ci rende il dramma dell’uomo,
             facendocene capire lo stoico tratto caratteriale e morale, ma ci consegna il pathos
             che l’esempio della sua vita svegliava e muoveva nei suoi contemporanei:

                   «Allorché si bandiscono gli esami, Antonino Cascino veglia al capezzale
                della moglie gravemente inferma. È la sua donna, ed è la madre dei suoi
                figliuoli. […] ma quegli esami preannunziavano la nostra guerra. Quale con-
                trasto fosse nell’anima di Antonino Cascino è agevole immaginare. Egli è
                tra due passioni. Egli non vede negli esami la certezza di un avanzamento
                a lui utile, ma il conseguimento bensì d’un grado, che gli farà servire più
                utilmente la patria. Pensa che la via è breve, che egli potrà presto tornare, e
                parte. […] Così, un giorno, mentre in tali condizioni scrive, gli viene posto un
                telegramma, la compagna della sua vita, la madre dei suoi figliuoli è presso
                a morte. Impallidisce, ma non piange, non piange e sente la carne viva di-
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