Page 334 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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             in Europa di tutta l’Intesa. L’entusiasmo percosse l’intera nazione. Il sindaco di
             Avellino, la città che portava il nome della Brigata, telegrafò i suoi complimenti
             e i suoi auguri al Generale. Rimasto isolato, il reggimento portò, su disposizio-
             ne della Divisione, una serie di violentissimi e sanguinosi attacchi contro gli
             austriaci, i quali, desiderosi di riprendersi la città, dalle posizioni collinari do-
             minanti, risposero con furiosi contrattacchi. Cascino, instancabile, fu sempre in
             prima linea fra i suoi uomini, guidando e spronando. Ridotto a meno di due terzi
             degli effettivi, il 231° contrattaccò da solo, occupando le pendici del S. Marco.
             Anche l’altro reggimento, il 232°, che non era inquadrato con Cascino, si batté
             bene. Quando il 20 agosto la Brigata “Avellino” fu sostituita, riunendosi, le sue
             perdite per la battaglia di Gorizia ammontavano al 60% degli effettivi (ben 73
             Ufficiali e 2500 uomini di Truppa).
                Dal 14 al 17 novembre del 1916, la Brigata fu nuovamente tra le trincee del
             San Marco, per difendere Gorizia. Dal 15, per tre giorni consecutivi, dopo essere
             stata investita da un violentissimo fuoco di artiglieria, subì i continui attacchi
             nemici resistendo a colpi di baionetta in furiosi combattimenti corpo a corpo.
             I gesti di eroismo individuali e collettivi, in una gara di emulazione, furono in-
             numerevoli. Annoterà sul suo diario il Gen. Cascino, che come consueto era in
             mezzo ai suoi fanti, come uno di loro: «Il tiro nemico e le intemperie non cessano
             quasi mai di giorno e di notte.  Non si sa più dove dormire né  dove mangiare ».
             E nell’ordine del giorno, al termine dello scontro, il Generale si rivolse ai propri
             uomini facendo trapelare tutti i suoi sentimenti in modo quasi poetico: «avvol-
             to nel fitto velo delle tenebre, fra le ombre paurose della notte, la vostra lotta
             tremenda non ebbe testimoni, non ebbe neppure il conforto del paterno bacio
             del sole”.“Nell’oscurità dell’ora insidiosa vi sentiste fratelli e vi riconosceste
             al respiro dei vostri petti eroici, e le baionette strette nel pugno, seppero da essi
             distinguere le vie della propria giustizia. Dalle vostre trincee, taciti testimoni
             di una mischia tragica, ai primi raggi del sole saliva un inno grandioso ed in-
             dimenticabile di gloria, riconsacrazione del valore della Brigata sul vecchio
             campo di battaglia, livido di strage immane».
                Finalmente la brigata venne spostata per riorganizzarsi, con l’arrivo di nuovi
             complementi, a Plava dove restò fino all’aprile del 1917. Un periodo nel quale
             Cascino riprese instancabile, in modo coscienzioso e meticoloso,  la formazione
             dei suoi soldati e dei suoi ufficiali per prepararli al successivo ciclo operativo.
                Dal 14 al 20 maggio 1917, partecipò  alla  “decima  battaglia dell’Isonzo”.
             Nell’aprile precedente la brigata di Cascino era stata riposizionata lungo l’Isonzo
             di fronte a Zagòra, nell’ambito della 60 Divisione del II C.A. Gli venne assegna-
                                                a
             to il compito di conquistare i monti Kuk e Vodice, che gli austriaci avevano po-
             tentemente allestito a difesa.  Cascino, nel periodo passato a Plava, aveva già stu-
             diato il terreno da affrontare e aveva preparato i suoi ufficiali. Meticoloso, aveva
             predisposto un dettagliatissimo piano d’attacco che fu approvato dalle autorità
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