Page 335 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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III SeSSIone - La condotta deLLa guerra: daLLa tradIzIone aLL’InnovazIone  335



             superiori. Riporta il Colonnello
             D’Avanzo nella sua storia della
             brigata  Avellino nella  Grande
             Guerra: «il gen. Cascino e i co-
             mandanti di reggimento, furono
             instancabili nella loro opera di
             preparazione.  Il  gen.  Cascino
             in particolare, nei suoi contatti
             quotidiani con i reparti teneva
             vivo nei fanti lo spirito offensivo,
             infondendo nel loro animo la ca-
             ratteristica  di  impeto  dell’azio-
             ne col ripetere le frasi “Agiremo
             come valanga che sale … Non vi
             è sosta se non sulla cima” ».
                 Il 12 maggio  1917 iniziò
             la battaglia del Vodice con due
             giorni di preparazione d’artiglie-
             ria. Raggiunte le posizioni d’at-
             tacco,  attraversando  l’Isonzo   Bandiera Italiana sul Monte Santo – 24 agosto
             sotto il fuoco dell’artiglieria ne-           1917 (cartolina  reggimentale).
             mica, il 14 maggio, rinnovando
             la vocazione di brigata d’assalto, i fanti dell’Avellino si lanciarono alla conquista
             dei due monti, al canto dell’Inno di Mameli,  superando, a colpi di bombe a mano
             e di baionetta, le munitissime difese, fatte di reticolati, fortini, mitragliatrici e
             cannoni, di Zagòra e Zagomila. L’incitamento dell’indomabile Gen. Cascino,
             “Non vi è sosta se non sulla cima” divenne da quel momento il motto della bri-
             gata. Prese le cime, il 15 maggio (data assunta poi quale festa del Reggimento),
             la brigata, decimata, respinse, dal 16 al 20 maggio,  ben sette contrattacchi ne-
             mici perdendo 108 Ufficiali e 2321 uomini. Lo stesso Cascino, ferito, si fasciò di
             nascosto per non minare il morale dei suoi soldati. La battaglia fu infernale, scri-
             verà Cascino sul suo diario: «… il puzzo insopportabile dei cadaveri, sminuzzati
             dalle granate in una poltiglia fetida che gli scoppi dei proiettili sparpagliano e
             appiccicano per ogni dove, sui sassi, sugli alberi, sulle armi, sulle vesti, sui volti
             ».  Nella relazione sulla battaglia del Vodice redatta dal comando del 232° fante-
             ria a fine maggio 1916 si legge: « il signor Generale comandante della brigata
             animò con la sua presenza e colla sua calda parola i soldati e il suo esempio
             fu gran parte della riuscita. Egli stesso fu ferito da una palletta di shrapnel al
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             braccio sinistro” ».  Stremata, con i ranghi assottigliati, la Brigata tenne gra-

             5  d’Avanzo, La Brigata Avellino nella Grande Guerra, Casa Ed. F. Apollonio & C., s.l.
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