Page 371 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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             reclutò 9.256 soldati ed ebbe 1.082 caduti, l’11,6%. Al momento dell’armistizio
             nel 1918, l’Indian Army aveva sul campo 943.344 uomini, registrando infine
             poco meno di 65.000 morti, intorno al 7%. In totale, insomma, il Regno Unito, i
             Dominion e l’India schierarono complessivamente circa 6.700.000 uomini con il
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             25% di provenienza dalle ramificazioni coloniali di Londra .
                Dopo il 1918 l’Imperial War Cabinet non svanì, ma si tramutò nella delega-
             zione imperiale che partecipò alle trattative alla Conferenza di Pace di Parigi.
             Una delegazione i cui membri non presero parte singolarmente al Consiglio delle
             Cinque Potenze vincitrici, cui invece presenziò, anche in loro rappresentanza, il
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             Primo Ministro britannico . Lloyd George consultò comunque con regolarità
             i suoi omologhi oltremare, che, grazie alla guerra, iniziarono a ragionare sulla
             base di propri interessi regionali anziché unicamente imperiali, come avrebbe di-
             mostrato il destino delle colonie tedesche nell’Oceano Pacifico e in Africa ammi-
             nistrate dai Dominion dell’Oceania e da quello sudafricano sotto mandato della
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             Società delle Nazioni dal 1919 .
                La nuova fase del sistema imperiale trovò realizzazione, come preventivato
             nel 1917, in tempo di pace. Più precisamente nel 1926 con il famoso rapporto
             di Arthur Balfour, che, in occasione di una nuova Imperial Conference, affer-
             mò che i Dominion erano «nazioni autonome all’interno dell’Impero britannico,
             uguali nello status, in nessun modo subordinati l’uno all’altro in alcun aspetto
             dei loro affari interni o esteri, benché uniti da una comune fedeltà alla Corona,
             e liberamente associati come membri del British Commonwealth of Nations» .
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             Tale formula fu poi inserita in un atto ufficiale del Parlamento britannico, lo Sta-


             36  I dati sono in HOLLAND, cit., in BROWN-LOUIS (a cura di), The Oxford History, cit., pp.
                114-137.
             37  Il Consiglio, composto da un totale di dieci delegati, prevedeva i cinque capi di governo di
                Gran Bretagna, Francia, Italia, Stati Uniti e Giappone affiancati dai rispettivi ministri degli
                esteri. Un modello simile era già apparso nel 1917, quando Francia, Italia e Gran Bretagna
                avevano formato un Consiglio supremo di guerra in cui Lloyd George, pur avendo alle spalle
                l’Imperial War Cabinet, era l’unico rappresentante dell’Impero.
             38  Per un’efficace sintesi, cfr. JACKSON A., The British Empire and the First World War, in
                «BBC History Magazine», n. 9, 2008, pp. 51-96.
             39  Si noti che il Commonwealth perse l’aggettivo Imperial per adottare British a rimarcare che il
                perno dell’Impero era costituito dai Dominion ‘bianchi’, benché, naturalmente, l’India restasse
                parte importante dello stesso. «L’uguaglianza di status», continuava il rapporto, «è perciò il
                principio cardine che governa le nostre relazioni inter-imperiali». Un’uguaglianza fondata sul-
                la «libera cooperazione» tra «ciascun membro dotato di autogoverno all’interno dell’Impero»,
                il quale era ormai divenuto «padrone del proprio destino». Cabinet Memorandum, Imperial
                Conference, 1926, Committee on Inter-Imperial Relations, Note by the Lord President of the
                Council, BALFOUR A. J., 15 novembre 1926, in TNA, CAB 24\182, CP 384 (26). Gli atti
                della conferenza sono in Imperial Conference, 1926, Summary of Proceedings, Dublino, His
                Majesty’s Stationery Office, 1926.
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