Page 502 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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502                                                  il 1917. l’anno della svolta



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             mestieri salesiano . Da quello che il comandante italiano constatò nei tre giorni
             di visite ufficiali, l’ente religioso più potente e «direi quasi padrone della città
             e della Terra Santa» era quello francescano perché disponeva di enormi rendite
             delle questue provenienti da tutto il mondo. Pur essendo costituito per la metà
             di frati italiani, l’ordine era secolarmente sotto la protezione francese ma molto
             affezionato a Roma. Il padre della Custodia Francescana del Santo Sepolcro, Se-
             rafino Cimino, sovrintendeva anche il Monte Sion e numerose case, parrocchie,
             missioni e aveva l’autorità di un vescovo. Secondo quanto previsto da Benedetto
             XIV, il Custode doveva essere di nazionalità italiana, il suo vicario francese, il
             procuratore spagnola e i consiglieri, italiana, francese, spagnola e tedesca. Alla
             vigilia della guerra, i sacerdoti dipendenti dalla custodia erano circa duecento-
             venti con quarantasei parrocchie o succursali, un centinaio di chiese e una cin-
             quantina di cappelle.
                L’entusiasmo per la presa di Gerusalemme fu ridimensionato dall’arrivo della
             notizia della disfatta di Caporetto che suscitò sgomento tra gli italiani e ilarità tra
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             i francesi . A Porto Said, la colonia transalpina ricevette un bollettino tedesco
             narrante la presa di Cividale del Friuli e lo diffuse «con mal celata compiacenza»
             in migliaia di copie affiggendolo agli uffici della compagnia del Canale di Suez
             e nelle scuole. Il bollettino fu distribuito in tutto l’Egitto e si verificarono screzi
             tra italiani e francesi. Su richiesta delle autorità italiane, il console di Porto Said
             intervenne e, saputo che fonte di tutto fosse la radiotelegrafia delle navi da guerra
             transalpine, protestò presso l’ammiraglio francese che deplorò l’accaduto e punì
             il sottufficiale autore dell’indiscrezione.
                Commentava D’Agostino:
                   «Mi risulta che le autorità  inglesi rilevando  il fatto, abbiano tratto  la
                conseguenza della  constatazione  di un particolare  substrato di gelosia e
                d’animosità fra italiani e francesi» .
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                La mattina del 13, non avendo ricevuto disposizione di rimanere a Gerusa-
             lemme, D’Agostino ripartì per il campo di Beit Hamm, dove fu raggiunto anche
             dal plotone distaccato a Hug, località in cui divampava la malaria. Alcuni milita-
             ri furono contagiati dal morbo e si dispose il loro rimpatrio insieme ad altri due
             soldati feriti dallo scoppio di un detonatore e costretti a subire l’amputazione
             degli arti superiori.
                Due giorni dopo la resa di Gerusalemme, il segretario generale agli esteri

             65  Ivi, fasc. 21 Varie relazioni e informazioni periodiche sul distaccamento in Palestina riguardanti la
                situazione politico-militare.
             66  Ivi, fasc. 35, Rapporti riassuntivi del Servizio Informazioni del Comando Supremo Italiano relativi
                alle condizioni generali delle truppe italiane in Palestina.
             67  Ivi, fasc. 11, Situazioni e disposizioni varie nelle forze alleate in Palestina (dall’aprile 1917 al 10
                luglio 1918).
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