Page 500 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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             deportato dagli ottomani a Nazareth insieme al suo vicario monsignor Piccardo,
             da poco deceduto – un suo rappresentante. Scambiata qualche battuta, la ceri-
             monia terminò. Era durata appena venticinque minuti. Allenby aveva voluto un
             taglio prettamente militare per non prestare il fianco a politiche. Al contrario, il
             diplomatico francese Picot avrebbe voluto un forte connotato politico ma – come
             segnalava l’agenzia diplomatica italiana – il comandante lo aveva appositamente
             collocato in seconda fila. In occasione della lettura del proclama, Picot – proba-
             bilmente fraintendendo un gesto del generale – si era inserito tra il comandante
             inglese e il tenente colonnello D’Agostino ma Allenby «con molta gentilezza
             ma con non minore fermezza, lo pregò di tornarsene al suo posto» richiamando
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             più strettamente a sé l’italiano . Il diplomatico transalpino tra l’altro espresse il
             suo rammarico per non essere stato ammesso alla parte di cerimonia che si era
             svolta all’interno della caserma. Al termine delle celebrazioni, le truppe italiane,
             insieme alle altre, si ritirarono nei locali della Casa Nova, rifugio dei pellegrini
             gestito dalla Custodia Francescana di Terra Santa. Lo spirito era elevatissimo,
             c’era grande entusiasmo per aver contribuito a quello che era considerato un
             grande fatto storico, politico e religioso. D’Agostino concesse brevi licenze per
             Porto Said e per il Cairo, dove le colonie italiane accoglievano con grande sim-
             patia i militari.
                I soldati stavano bene ma la popolazione era affamata. I viveri erano scarsi
             e se non si fosse aperto lo sbocco di rifornimento da Gerico e dal Giordano, la
             situazione sarebbe diventata drammatica. La penuria alimentare era dovuta al
             taglio della via di rifornimento dei cereali conseguenza della guerra. Gli ingle-
                                                                     61
             si distribuivano non meno di quindicimila razioni giornaliere . Oltre a quello
             alimentare, altre questioni urgentemente da risolvere erano quella giudiziaria e
             quella monetaria. Per quanto concerne quest’ultima, la moneta locale cartacea
             venne parificata all’oro ma perdeva dal 30 al 40% del suo valore. Gli arabi, sia
             per fame che per istigazione tedesca, iniziarono a protestare apertamente invo-
             cando il ritorno della dominazione ottomana. La tensione in città era alta, un
             drappello di bersaglieri di guardia a un aerodromo aprì in più di un’occasione
             il fuoco contro alcuni individui che nelle ore notturne cercavano di rubare della
             benzina. Altri militari italiani, di guardia a un ponte su una ferrovia, vennero
             attaccati a fucilate da un gruppo di beduini ma riuscirono a respingerlo. In quei
             giorni si trovavano nella Città Santa centocinquanta uomini delle forze Alleate
             tra cui venticinque carabinieri e trenta bersaglieri ma nelle settimane successi-
             ve Allenby decise di ridurre il numero a un centinaio di unità, di cui cinquanta




             60  Ivi, fasc. 34, Rapporto inviato dall’Agenzia Diplomatica Italiana al Cairo riguardante l’arrivo del
                Gen. Allenby in Gerusalemme 11-12-1917.
             61  Ivi, fasc. 22, Informazioni militari.
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