Page 215 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             ai comandi, con ampia libertà di movimento, dovevano comunque visitare co-
             stantemente le trincee per saggiare la preparazione morale e fisica delle truppe.
             Immediatamente prima della battaglia di Vittorio Veneto furono emanati questi
             ordini: «gli ufficiali p dovranno trovarsi costantemente fra le truppe di primis-
             sima linea, se ferme, e tra quelle che combattono o che potranno di momento in
             momento essere scagliate nella lotta, se il combattimento è iniziato. per nessun
             motivo potranno essere distolti dal loro specialissimo incarico -né potranno es-
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             sere trattenuti con altre mansioni al Comando, al corpo od altrove »: così prez-
             zolini, ufficiale p degli arditi, fu tra i primi ad attraversare il piave, Calamandrei
             fu il primo ufficiale italiano ad entrare a Trento, Lombardo Radice tra i primi a
             Trieste ed il primo a Fiume.
                alcuni uomini di cultura avevano avuto la possibilità di svolgere funzioni di
             intellettuali anche precedentemente, al di fuori dall’organizzazione p, soprattutto
             come insegnanti nelle scuole per ufficiali, come Luigi Russo a Caserta, Giuseppe
             prezzolini a Novara e Gioacchino Volpe a Brescia, ma questi ultimi per brevi pe-
             riodi, rispettivamente nel 1916 e 1918, prima di fare parte entrambi del servizio
             p. Russo fu chiamato alla scuola militare di Caserta, dopo aver combattuto in pri-
             ma linea dal 29 maggio 1915 a tutto il 1916 (guadagnandosi anche una medaglia
             al valor militare ed una croce di guerra), perché aveva avuto un fratello morto
             ed un altro mutilato del braccio destro; Volpe, prezzolini ed altri, più anziani di
             Russo, si erano arruolati ma si erano ritrovati nelle retrovie, spesso impegnati in
             compiti di guardia a stabilimenti bellici o nella milizia territoriale. Erano quindi
             profondamente insoddisfatti di se stessi e del compito loro assegnato. Così si
             espresse prezzolini: «Mi destinano ad un “posticino” tranquillo, che suscita in-
             vidie nei colleghi e intenso disprezzo in me stesso per me: la sorveglianza degli
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             opifici dove si lavora per la guerra e che son stati “militarizzati” ». Nel 1918, in-
             seriti nel servizio p, gli intellettuali tornarono a fare gli intellettuali e soprattutto
             percepirono loro stessi come guide morali ed ideologiche dell’intero esercito, dei
             soldati contadini come degli ufficiali borghesi che responsabilizzarono nel loro
             ruolo storico e di classe. Il servizio p donò agli intellettuali un’utilità militare
             riconosciuta dalla società ed apprezzata dai comandi superiori.
                per gli ufficiali p fu necessario anche conquistare la stima degli ufficiali infe-
             riori che vivevano a stretto contatto con i soldati: erano infatti i capitani ed i te-
             nenti che dovevano essere convinti dei messaggi propagandistici. Costoro, e non
             gli ufficiali p, tenevano discorsi ai soldati, sotto forma di discussioni “spontanee
             ed occasionali” su argomenti patriottici segnalati loro dagli ufficiali p per mezzo
             dei fogli stampati dalla sezione. “Spunti di conversazione”, “Fatti e commen-


             52  3ª armata, Senza oggetto: «La guerra, volgendo al suo termine …», circ. 3510 del 28 ottobre
                 1918, firmata De Vecchi. aUS.SME, E1/303/Circolari e comunicazioni dalle armate.
             53  g. PreZZolini, Diario, cit., p. 214, 14 aprile 1916.
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