Page 219 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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                proprio avendo presente questa funzione di controllo su divisioni e reggimen-
             ti, piero Melograni ha ritenuto che gli ufficiali p fossero da considerare alla stre-
             gua dei commissari politici russi, perché a suo parere, «membri di una influente
             “corporazione” che si irradiava dai comandi più alti fino agli inferiori; gli uffi-
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             ciali p. parvero assumere il ruolo di vere e proprie “eminenze grigie” », con un
             alto potere inquisitorio. anche piero Jahier ha sostenuto che gli ufficiali p furono
             paragonabili ai commissari politici dell’esercito russo, ma per altre ragioni, per
             il rapporto organico che, secondo il responsabile de “L’astico”, si instaurava tra
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             intellettuali e masse popolari . Mario Isnenghi, che ha riportato quanto Jahier gli
             aveva scritto in una lettera, è invece più interessato agli aspetti politici del servi-
             zio p. La connotazione politica è insita nel concetto stesso di propaganda, che si
             differenzia dalla pubblicità per i fini per i quali viene operata: per quest’ultima
             sono commerciali, per la propaganda etico-politici. pertanto l’intero servizio p
             ebbe un carattere fortemente politico: quella che fu chiamata “funzione morale”
             fu in effetti compito di ammaestramento patriottico, sia nei confronti dei soldati,
             soprattutto contadini a cui si spiegarono concetti come “nazione”, “popolo” fino
             ad allora ignorati, sia nei confronti degli ufficiali inferiori, soprattutto medio e
             piccolo borghesi, nell’ottica di una rieducazione patriottica i cui fini andavano
             oltre la vittoria nella guerra, per giungere alla formazione di un “uomo nuovo”.
             Giovanni Belardelli ha proposto invece il paragone tra gli ufficiali p e i parroci. a
             sostegno della sua tesi lo storico ricorda che i primi ad occuparsi del morale dei
             soldati italiani furono i cappellani militari e che alcuni di essi collaborarono atti-
             vamente con il servizio p, inoltre i giornali di trincea richiamavano molti aspetti
             delle pubblicazioni diocesane e l’idea della vigilanza come difesa morale era
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             propria del mondo cattolico . I tre storici hanno sottolineato ognuno un aspet-
             to fondamentale del servizio p: Belardelli l’assistenza, Melograni la vigilanza,
             Isnenghi la propaganda. Sono tutte interpretazioni valide, anche perché il servi-
             zio p ebbe notevole autonomia e quindi si può supporre che i caratteri dominanti
             variassero da sezione a sezione e da ufficiale p ad ufficiale p.
                Molta parte del lavoro degli ufficiali p addetti ai comandi inferiori fu di as-
             sistenza: lo sforzo di migliorare per quanto possibile le condizioni di vita dei
             soldati, l’attenzione per le Case del soldato”, la distribuzione dei doni ecc., fu-
             rono tutte attività finalizzate alla cura del morale o, come si diceva all’epoca,
             dello spirito del soldato. Inoltre, il linguaggio utilizzato in alcune circolari, dove
             l’ufficiale (p) era chiamato “apostolo” e “missionario”, le conversazioni ai sol-




             64  p. Melograni, Storia politica…, cit., p. 476.
             65  p. JaHier, 1918 L’astico, cit., p. 22. La citazione è tratta da una lettera a Isnenghi, citata più
                 diffusamente in M. isnengHi, Giornali di trincea, cit., p. 100.
             66  g. Belardelli, Il mito della “nuova Italia”, cit., pp. 56-57.
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