Page 223 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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rapporto organico con la massa della truppa, non ci azzarderemmo a sostenere
che questo fosse valido per la generalità degli ufficiali p. Il dato che emerge
più frequentemente dalle circolari è l’atteggiamento marcatamente paternalista
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dell’ufficiale p nei confronti dei soldati : il comando supremo raccomandava
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di parlare al soldato «con la semplicità che la sua mentalità richiede », una sot-
tosezione p consigliava gli ufficiali di trattare i soldati in questo modo: «Molto
alla buona, cercando di avvicinarglisi quanto più è possibile, interessandosi e
parlandogli di quanto capisce [e] gli può scendere al cuore, dovrà poco alla volta
diventare il confidente, l’uomo per il quale il soldato non avrà più riluttanza ad
aprire tutta l’anima, manifestandogli ogni suo pensiero ed accettando con fede e
riconoscenza la parola che dovrà servire a dissipare i dubbi, a rafforzare l’animo,
a persuaderlo della necessità di compiere tutto il suo dovere, per il conseguimen-
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to della vittoria finale ». Il capitano Coda, responsabile di un’altra sottosezione
p, al fine di chiarire la funzione degli ufficiali p usò una metafora che lascia
pochi dubbi sul suo paternalismo: «Nelle miniere di carbone, prima che Davy
inventasse la sua lampada di sicurezza si usava mandare ad esplorare le gallerie
mal sicure un uomo che col viso coperto da un cappuccio e una torcia che agitava
sopra il suo capo, provocasse gli scoppi del grisou mescolato agli strati superiori
dell’atmosfera e purificasse così l’ambiente: quest’uomo era chiamato, a causa
del cappuccio e del disagiato mestiere, il penitente. Vi si domanda di essere un
pochino i penitenti di questa miniera umana, da cui si estrae il materiale della
vittoria: di cercare i gas asfissianti che intorbidano le anime e dissiparli, alla luce
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della verità che agitate in alto ». Ben diverso è il tono di quella circolare che,
analizzando il comportamento da tenersi con gli altri ufficiali, raccomandava di
77 Sul paternalismo degli ufficiali p non ha dubbi Silvio Lanaro, che, scrivendo dei giornali di
trincea, ha sostenuto che essi «suggellano l’andata verso il popolo di un’intellettualità inter-
ventista, spesso ma non sempre di parte democratica, che si sdoppia, si mimetizza, si traveste
con indubbia onestà di propositi ma non riesce mai a sbarazzarsi della propria vocazione
omiletica e sermoncinante»; secondo lo storico, unica eccezione fu proprio piero Jahier. S.
Lanaro, Da contadini a italiani, in Storia dell’agricoltura italiana in età contemporanea. III.
Mercati ed istituzioni, a cura di piero Bevilacqua, Marsilio, Venezia, 1991, p. 960.
78 Comando supremo, propaganda patriottica, maggio 1918, cit., p. 7.
79 XVI corpo d’armata, propaganda ed assistenza, circ. 41085, 5 agosto 1918, firmata Ferrero.
B4/9436/Servizio I. 1918. Ercole Smaniotto scrisse che il soldato «ha bisogno di sentirsi
amato, curato e protetto e, sia detto senza sua offesa, ma solo avuto riguardo alla intonazione
un po’ infantile della sua anima, ha bisogno che nessuno si presenti a lui colle mani vuote»,
pertanto consigliava agli ufficiali di avvicinarsi alla truppa offrendo cioccolato, sigari, sapone
o uno specchietto. 3ª armata, ufficio informazioni, sezione p, Relazione sullo spirito delle
truppe e della popolazione civile nella prima metà del mese di settembre 1918, 20 settembre
1918, firmata Smaniotto. aUS.SME, F1/296/Relazioni dalle armate.
80 XII corpo d’armata, Centro V.p., Bollettino settimanale, circ. 1, 17 luglio 1918, firmata Coda.
aUS.SME, E1/303/propaganda.

