Page 227 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             berale non poteva tollerare in un periodo di normalizzazione politica il ricorso
             alla propaganda, oltretutto organizzata dall’esercito. Lo stesso orlando, che pure
             volle mantenere un grande esercito mobilitato e tentò di conservare il regime
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             di guerra nella politica interna , si dichiarò favorevole alla soppressione degli
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             uffici propaganda, almeno nei corpi d’armata territoriali .
                porta la data del 25 luglio, quando il nuovo presidente del Consiglio Nitti,
             con il pieno accordo dei vertici militari, aveva iniziato la smobilitazione finale,
             la circolare con la quale Diaz ordinò la «soppressione integrale, in quanto por-
             tano onere al bilancio dello Stato, di tutte quelle spese genericamente comprese
             nel titolo “per la propaganda” (stampe, pubblicazioni, ricordi, feste, erogazioni,
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             ecc.) ». Questa circolare dovrebbe segnare la fine, od il preannunzio della chiu-
             sura, del servizio p. Il 31 luglio 1919 tutti gli uffici informazioni d’armata, al cui
             interno erano le sezioni p, furono assunti dall’ufficio informazioni del comando
             di corpo di Stato Maggiore a Roma .
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                La chiusura del servizio p nell’esercito non ne sancì la fine. Una volta smo-
             bilitati, alcuni ex-ufficiali p cercarono di continuare nel paese quanto avevano
             sperimentato  nell’esercito.  Erano  quegli  intellettuali  che  vissero  il  servizio  p
             come una possibilità di insegnamento civile: pertanto avrebbe potuto e dovuto
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             continuare anche nel paese. Una «gioiosa scuola di italianità », come definì il
             servizio p il pedagogista Lombardo Radice, che scrisse: «Nell’anno che separa
             Caporetto da Vittorio Veneto una grandissima esperienza è stata compiuta, nella
             quale è, in iscorcio, tutta la politica educativa che la nazione dovrà seguire nei

             93  g. rocHat, G. MassoBrio, Breve storia dell’esercito italiano dal 1861 al 1943, Einaudi, Tori-
                 no 1978, pp. 196-197 e G. rocHat, L’esercito italiano da Vittorio Veneto a Mussolini, cit., p.
                 36.
             94  Firmato l’armistizio a Villa Giusti, gli uffici p dei corpi d’armata territoriali rischiarono di
                 essere soppressi prima della fine dell’anno. Il ministro della Guerra, che a quel tempo era
                 zuppelli, si espresse a favore della chiusura, ma il comando supremo si oppose energicamen-
                 te sia con Badoglio sia con Diaz. orlando, sollecitato da zuppelli si espresse a favore della
                 sospensione della propaganda organizzata dall’esercito; il sostituto di zuppelli, Caviglia, con-
                 vinto sostenitore del servizio p, riuscì a procrastinarne la soppressione: solamente il 12 giugno
                 1919 Caviglia scriveva ad orlando che, in seguito alla nota della presidenza del 25 febbraio,
                 aveva «esplicitamente soppressi gli Uffici propaganda presso i Corpi d’armata territoriali». Il
                 categgio è in aCS, presidenza del Consiglio dei Ministri, Guerra europea, 19.22.4, protocollo
                 20, Carte varie.
             95  Comando supremo, Spese di propaganda, cit. Diaz era legato a Nitti fin dall’anteguerra; per la
                 posizione governativa e di prosecutori dell’agnosticismo dell’esercito d’anteguerra scelta da
                 Diaz e Badoglio, rocHat, L’esercito italiano da Vittorio Veneto a Mussolini, cit., pp. 54-56;
                 pp. 58-62 per la collaborazione con Nitti.
             96  aCS, Ministero dell’Interno, a5G I guerra mondiale, 28.41.2.
             97  G. loMBardo radice, Nuovi saggi di propaganda pedagogica, cit., da cui è tratta anche la
                 citazione che segue, pp. IX e 4. «Sorta di elementare scuola di educazione civica per adulti»,
                 secondo isnengHi e rocHat, La Grande Guerra, cit., p. 406.
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