Page 229 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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prietari terrieri - mascherati dietro una associazione contadina - interessati alla
politica di collaborazione interclassista propugnata da Jahier; ben presto costoro
preferirono ricorrere ai metodi squadristi e mollare il giornale. Il 31 dicembre
1919 uscì l’ultimo numero con un editoriale di piero Jahier che inneggiava alla
lotta di classe: anche chi era stato tra i principali sostenitori di una politica di
accordi e collaborazione tra le classi di fronte al fascismo comprese che non vi
era più spazio per la discussione.
Durante la guerra il servizio p perseguì il collegamento morale, cioé l’intima
comprensione e la collaborazione tra i soldati e gli ufficiali inferiori e tra questi e
i comandi superiori. Nel dopoguerra alcuni ufficiali provarono a proporre per la
società civile gli stessi contenuti di una conoscenza come preludio alla coopera-
zione tra le classi, ma il clima politico lasciava ovunque sempre meno spazi per
il dialogo, si andava verso lo scontro sociale e, quando il ceto dirigente guardò
con simpatia al fascismo, non furono più possibili le alternative democratiche,
spesso paternaliste, ma sincere, propugnate dagli ex ufficiali p.
6. Valutazioni
Non siamo in grado di esprimerci sugli effetti del servizio p a lungo e medio
termine; le opinioni di chi ha studiato approfonditamente il periodo immedia-
tamente successivo alla guerra sono eterogenee. Roberto Vivarelli ha espresso
un giudizio sostanzialmente positivo: «È mia opinione che, obiettivamente la
guerra, nella sua ultima fase, […] abbia almeno offerto l’occasione storica per
un avanzamento politico, in senso democratico, delle masse, non foss’altro fa-
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cilitando in esse la formazione di una coscienza dei loro diritti ». all’opposto
angelo d’orsi ha visto nella propaganda organizzata dall’esercito un pericolo di
diffusione dell’ideologia nazionalista: «Sul medio periodo […] si gettano qui,
anche con l’ausilio di intellettuali poi schierati nel fronte antifascista, semi di
un’ideologia combattentistica e “trincerocratica” che non è che l’ennesima va-
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riante delle tematiche nazional-populiste ». In una posizione intermedia, Gio-
vanni Sabbatucci si è dichiarato possibilista riguardo all’efficacia dell’azione
del servizio p nei confronti degli ufficiali, mentre l’ha negata verso i soldati nel
primo dopoguerra: «Quando, nell’ultimo anno di guerra, le classi dirigenti si
resero conto della necessità di agire nei riguardi delle truppe con dei provvedi-
menti che ne migliorassero le condizioni materiali e con un’opera di propaganda
che mettesse in rilievo gli aspetti “democratici” della guerra, non ottennero altro
103 r. ViVarelli, Storia delle origini del fascismo, vol I, Il Mulino, Bologna, 1991, p. 70 (prima
edizione con titolo Il dopoguerra in Italia e l’avvento del fascismo 1918-1922, Istituto italiano
per gli studi storici, Napoli, 1967).
104 I nazionalisti, introduzione e cura di angelo d’orsi, Feltrinelli, Milano, 1981, p. 68.

