Page 231 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             Stranieri in grigio-verde


             Prof. Piero CrOCiAni     1



                   urante  la  Grande  Guerra,  insieme  a  mi-
             D lioni di italiani, anche alcune migliaia di
             stranieri hanno indossato l’uniforme grigio-ver-
             de e se il Bollettino della Vittoria eterna, in mar-
             mo o in bronzo, sui muri di scuole o di comuni
             il nome della “divisione czeco-slovacca”, oltre
             a quest’unità, senz’altro la più numericamente
             consistente, ci sono stati anche uomini e reparti
             di altre nazionalità che hanno vestito la nostra
             divisa.
                Il più piccolo degli stati a fornire volontari è
             stato, senza dubbio, la Serenissima Repubblica
             di San Marino. almeno una decina dei suoi cittadini si sono arruolati nel Regio
             Esercito e due di loro sono caduti e sono stati decorati sia dalla repubblica sia
             dall’Italia. Il governo di San Marino, inoltre, ha organizzato un ospedale da cam-
             po, inizialmente da 50 letti e poi da 125. Il personale medico ed il cappellano
             erano sammarinesi , sull’uniforme italiana portavano ricamato, al braccio sini-
             stro, lo stemma della repubblica  e sugli edifici nei quali è stata successivamente
             ospitata la struttura ospedaliera la bandiera sammarinese era affiancata a quella
             italiana. Dopo Caporetto molto materiale dell’ospedale, ripiegato a portogruaro,
             era andato perso ma venne subito reintegrato grazie ad una pubblica sottoscrizio-
             ne e l’ospedale, nonostante venisse colpito il 15 giugno dall’artiglieria nemica,
             rimase attivo fino a Natale, venendo smobilitato ad aidussina.
                Non è certa la partecipazione di volontari ticinesi alla guerra, come si era
             verificato durante il Risorgimento. La Confederazione, ufficialmente e scrupolo-
             samente neutrale, non permetteva ai suoi cittadini di arruolarsi all’estero (anche
             se la Legione Straniera ne contò parecchi tra le sue file). probabilmente quello
             dei ticinesi Ferruccio ed Enrico Salvioni, caduti nel 1916, ad un mese distanza
             tra loro, dovette essere un caso di doppia cittadinanza. Diverso fu il caso di altri
             cinque svizzeri, non ticinesi, non militari, ma militarizzati (anche se sembra che
             uno di loro abbia compiuto voli di guerra) che nel corso del conflitto prestarono
             servizio come collaudatori ed istruttori di volo all’idroscalo di Sesto Calende


             1   Già Docente di Storia delle Istituzioni Militari presso La Sapienza Università di Roma e col-
                 laboratore dello Stato Maggiore della Difesa.
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