Page 224 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             «aggiungere all’opera del Comando l’opera divulgatrice o pervaditrice, fraterna-
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             mente correggendo scetticismi o incuranze dei colleghi ».
                Che fosse dettata da paternalismo o dalla ricerca di un rapporto organico con
             la truppa, l’azione dell’ufficiale p fu rivolta verso l’umile soldato, nell’obiettivo
             di renderlo coscientemente partecipe della guerra e dei suoi fini politici, quindi
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             dei valori e della mentalità della classe dirigente . Far partecipare il soldato alla
             guerra ed ai suoi fini implicò sviluppare in lui delle aspettative per il dopoguerra;
             anche se non vi furono promesse ufficiali, comunque tra le trincee circolarono
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             ridde di voci, spesso infondate, come quella della terra ai contadini . Consa-
             pevole di ciò, Volpe scrisse: «Noi non abbiamo adulato il combattente. Non lo
             abbiamo illuso. Non gli abbiamo detto che, vinta la guerra, l’Italia sarà quasi una
             sua proprietà. Non gli abbiamo preannunciato un domani bucolico, in cui non
             ci sarà se non da raccogliere, sopra il campo oggi faticosamente dissodato. Non
             abbiamo messo sotto i suoi occhi idoli o feticci da adorare. […] al contrario,
             abbiamo insistito su certe attività di questa guerra e di tutte le guerre; su la loro
             mirabile forza costruttiva o almeno stimolatrice e acceleratrice, quando dal di
             dentro le forze costruttive già operino; sul loro frequente coincidere con ciò che
             noi chiamiamo progresso e civiltà; e specialmente su quello che ne risentirà, in
             vigore e consapevolezza, la nostra vita nazionale ».
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             5.  Dopo l’armistizio.
                Le iniziative, la soppressione, i progetti di continuazione
                Con la firma dell’armistizio non era più necessario che il servizio p suscitasse
             l’ardore offensivo nelle truppe, ma restava fondamentale la cura dello spirito di
             disciplina dell’esercito e si faceva indispensabile la preparazione del soldato al
             dopoguerra. Badoglio, in un telegramma con precedenza assoluta, prescriveva
             che, «data attuale situazione, la propaganda tra le nostre truppe et popolazione




             81  8ª armata, sezione p, Notiziario di propaganda, n° 6, cit. Un’altra circolare d’armata recita:
                 «ProPaganda. Deve essere svolta con distinti criteri a seconda che si tratti di propaganda
                 fra gli ufficiali o fra la truppa. propaganda fra gli ufficiali: deve avere carattere di elevatezza,
                 nobiltà di sentimenti; deve esprimersi con signorilità di mezzi. […] propaganda fra la truppa:
                 deve avere carattere di appariscenza, essere facilmente comprensiva, trovare rispondenza nel-
                 lo spirito popolare e rude del soldato». 5ª armata, Servizio di vigilanza e propaganda (V.p.),
                 maggio 1918, cit., p. 9.
             82  Ha scritto Mario Isnenghi che fu «una delle stagioni di più genuino impegno dell’intellettuale,
                 di più estesa e organizzata “andata verso il popolo”. […] Si può discutere con quali probabili-
                 tà di riuscita e con quale esito: ma il tentativo è quello di coinvolgere il soldato di truppa […]
                 in un universo di comportamenti e di valori». isnengHi, Giornali di trincea, cit., p. 60.
             83  a. PaPa, Guerra e terra 1915-1918, in “Studi storici”, anno X, 1969, n°1, pp. 3-45.
             84  G. VolPe, Guerra, dopoguerra, fascismo, cit., pp. 48-49.
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