Page 222 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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222 il 1918. la Vittoria e il Sacrificio
organico tra ufficiali p e soldati, presuppone una vicinanza di spiriti tra gli uni e
gli altri. La comprensione era indispensabile per svolgere il compito di ufficiale,
come prescritto dai comandi, ma le differenze di classe erano profonde tra il
ceto medio degli ufficiali e la truppa, in maggioranza contadini semianalfabeti
ed operai non specializzati. La distanza tra le condizioni sociali non era limitata
all’istruzione o all’aspetto economico, ma si trattava di due sistemi di valori, due
Weltanschauung, profondamente differenti che comunicavano tra loro solamente
con grande fatica. La memorialistica non solo italiana abbonda di riferimenti
alla “scoperta” da parte degli ufficiali di estrazione borghese e di provenienza
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cittadina dei fanti contadini .
Le sofferenze della vita di trincea aiutarono il formarsi di sentimenti di fra-
tellanza ed anche di sincero affetto tra ufficiali e truppa: nelle memorie degli
ufficiali non sono rari i riferimenti a legami forti soprattutto con i loro attendenti,
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che in quanto tali erano meglio conosciuti. Ma sono gli stessi autori a riferire
quanto fosse difficile comprendersi: «Cerco di non impazientirmi perché è affe-
zionato. […] Egli capisce talvolta la mia sopportazione fissandomi con quel suo
sguardo diritto e intenso: ne rimane mortificato per tutto il giorno. […] “Signor
tenente, mi fai il piacere di leggermi questa lettera?” Beveva le parole sulle mie
labbra, intensamente. […] Dissi, avvertendo sul suo viso un segno di delusione:
“Beh, non sei contento?” “Si capisce”. “Cosa volevi che ti leggessi?” Si fece
triste. Non parlò più ».
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Ha scritto antonio Gibelli, «la distanza che separava culture, mentalità e si-
stemi di valori appariva in molti casi incolmabile ». alcuni ufficiali si sforzaro-
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no di superare questa distanza, come Mario puccini e piero Jahier «animati da un
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desiderio di capire e di farsi capire, di voler bene, di farsi voler bene »; tuttavia,
se Jahier può sostenere di aver avuto da ufficiale p la possibilità di sviluppare un
72 Indicazioni per memorie edite ed inedite in L. FaBi, Gente di trincea. La grande guerra sul
Carso e sull’Isonzo, Mursia, Miano 1997, pp. 375-381.
73 Il legame tra ufficiale e attendente è rintracciabile nella gran parte della memorialistica degli
ufficiali di complemento; ad esempio M. Mariani, Sott’la Naja. Vita e guerra d’alpini, Sonzo-
gno, Milano, senza data: in un racconto è narrata la reazione di un tenente alla vista del cada-
vere del suo attendente: «lo toccò. Era già freddo. poi lo vidi voltarsi. Uno scoppio di pianti lo
squassò. -Sai, da due anni non avevo che lui…-». (p.45); C. salsa, Trincee, prefazione di L.
Santucci, Mursia, Milano 1995, soprattutto le pp. 165 e ss., in cui viene presentato il soldato
Cuccuru; a. soFFici, Kobilek. Giornale di battaglia, Libreria della Voce, Firenze, 1918, pp.
201-202, con il soldato Montedoro; a.M. gHisalBerti, Ricordi di uno storico allora studente
in grigioverde. (guerra 1915-1915), collana della fondazione Marco Besso, Roma, 1981, p.
270, quando, rammaricandosi di non avere più notizie del suo attendente zaneboni, scrive:
«pace alla tua memoria, fratello!».
74 c. salsa, Trincee, cit., pp. 166-7.
75 a. giBelli, La Grande Guerra degli italiani, cit., p. 91.
76 M. isnengHi, Il mito della grande guerra, cit., p. 289.

