Page 216 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             ti”, “Notiziari” riservati agli ufficiali, suggerivano in maniera schematica alcuni
             argomenti di propaganda, ma era poi compito degli stessi ufficiali proporli e
             svilupparli con i soldati. I soldati sorbivano le conferenze patriottiche solamente
             in occasione di feste particolari o di distribuzioni delle medaglie e dei pacchi
             dono, peraltro tutte manifestazioni organizzate dagli uffici p. Inoltre, per i soldati
             la sezione p preparava i giornali di trincea, i grandi manifesti colorati, i volantini
             e le cartoline in franchigia con frasi patriottiche. Tutto questo materiale poteva
             sovrapporsi all’azione degli ufficiali, ma si trattava di un intervento esterno al
             reparto, tale da non entrare in concorrenza con il comandante del reparto, ri-
             schio che l’ufficiale p doveva assolutamente evitare. «[Gli ufficiali p] dovranno
             con multiforme, instancabile attività collaborare col proprio comandante in tutte
             quelle delicate e difficili mansioni che si riferiscono alla preparazione morale
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             degli ufficiali e delle truppe ». pertanto gli addetti p aiutarono gli ufficiali in
             uno dei compiti tradizionali nell’esercito dell’epoca: presso le scuole ufficiali
             esisteva da prima della guerra una cattedra di pedagogia militare -dal 1916 al
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             1919 Russo insegnò “Vita e morale militare” -. L’azione didattica degli ufficiali,
             prima dell’istituzione del servizio p, era in pratica limitata al richiamo dell’e-
             sempio per stimolare l’emulazione, oppure a discorsi che, se tenuti da persona-
             lità esterne al reparto, erano avvertite come retoriche, anche nel caso di ufficiali
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             superiori . «Evidentemente si tratta non di sostituirsi all’opera diretta di quegli
             ottimi educatori che sono i comandanti di reggimento o di battaglione, ma di
             integrarne l’opera, continuata con un’assistenza agile ed intelligente. […] ogni
             comandante di reparto deve innalzarsi a tali condizioni di mente e di cuore da



             54  Comando supremo, propaganda patriottica, cit.
             55  Le lezioni di Russo furono più volte ripubblicate; le prime due edizioni (Marino, Caserta
                 1917 e Treves, Milano 1918) furono letture consigliate a tutti gli ufficiali dalle sezioni p. 8ª
                 armata, sezione propaganda, Notiziario di propaganda, n° 1, 15 luglio 1918, firmato Lombar-
                 do Radice. US.SME, E1/303/8ª armata, notiziari. Dopo altre edizioni, nel 1992 Il Saggiatore
                 ha riproposto il testo con alcune pagine su La nascita del fascismo, dove Russo ricorda la sua
                 esperienza durante la Grande Guerra.
             56  Si è già riferito della freddezza con cui venivano ricevuti gli oratori professionisti; gli ufficiali
                 superiori, che non vivevano a contatto con i soldati ma in comandi lontani dalla prima linea,
                 non godevano di maggior favore presso le truppe, nonostante la cura che qualcuno, come il
                 Duca d’aosta, dedicava all’aspetto scenografico (con fanfare, presentat’arm, generali a caval-
                 lo, bandiere ecc.) ed alla “recitazione” del testo. Emilio Lussu ha scritto: «Il principe aveva
                 scarse capacità militari, ma grande passione letteraria. Egli e il suo capo di stato maggiore si
                 completavano. Uno scriveva i discorsi e l’altro li parlava. Il duca li imparava a memoria e li
                 recitava, in forma oratoria da romano antico, con dizione impeccabile. Le grandi cerimonie,
                 piuttosto frequenti, erano espressamente preparate per queste dimostrazioni oratorie. […] Il
                 generale aveva anche una bella voce. a parte questo, egli era abbastanza impopolare». E.
                 lUssU, Un anno sull’altopiano, Einaudi, Torino, 1945, p. 13. Sul principe e l’accuratezza dei
                 suoi interventi dinanzi alle truppe: seMa, “Cose piccole” e “piccole cose”, cit., pp. 59-60.
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