Page 276 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             gani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di
             Dio e sapienza di Dio.” (prima Lettera ai Corinzi, capitolo 1, versetti 23 e 24):
             con queste parole San paolo descrive la Croce di Cristo! In virtù di tale insegna-
             mento, Don angelo Roncalli paragona la guerra al Monte Calvario: su questo
             monte si sale attraverso la via della croce (via crucis), dove Gesù è stato croci-
             fisso, ma la croce cristiana, nella sua inaccettabile drammaticità, diviene fonte di
             speranza e simbolo di salvezza.

                L’accostamento tra le madri-spose e la Madonna, “vergine e martire”, de-
             scrive il dolore di tutte le donne, madri o spose dei militari caduti o dispersi in
             guerra. Il dolore terribile e indescrivibile che evidenzia due drammi contempora-
             neamente: la perdita innaturale e cruenta di uno o più figli, da parte di un genito-
             re, quando “toccherebbe” a un figlio accompagnare il proprio genitore al Campo
             Santo e non viceversa; il distacco radicale e la distruzione di un amore sponsale,
             tra un uomo e una donna, che avevano sognato, desiderato e progettato di vivere
             una vita insieme, tra loro e con i propri figli. Questo dolore, inconcepibile e in-
             conciliabile con il desiderio comune, naturale e legittimo, di felicità, accostato e
             assimilato al dolore di Maria, Madre di Gesù, con la Grazia di Dio, si trasforma
             in “dolore salvifico”, in “sofferenza per la vita”, attraverso una visione e un atto
             di fede che considerano l’umano esistere, nella sua totalità, come “cosa di Dio”,
             strappandolo di forza a coloro, che causano e che decidono le guerre, facendole
             combattere ai popoli, e specialmente alle persone più giovani.


                Solo Dio è capace di consolazione, ma la consolazione di Dio non è astratta,
             non è estranea all’umana natura e al vivere quotidiano, la consolazione di Dio,
             scrive Don angelo Roncalli: “… Dopo il Golgota (Calvario), la rassegnazione è
             il sorriso cristiano nel dolore; essa ci dà la dolcezza feconda del Fiat voluntas tua
             (sia fatta la tua volontà). Meraviglioso fiat fecondatore. Il fiat del Creatore: il fiat
             della Vergine Madre: il fiat di Gesù alla vigilia della passione. Diciamolo anche
             noi e partecipiamo della sua virtù generatrice …” (Gda 588).
                “… Ma le parole tacciono, e il dolore resta, e più vivo lo si sente nella solitu-
             dine dei deserti focolari. Ci vuole la voce divina, la voce che viene dal Vangelo,
             dalla croce, dalla Eucaristia; ci vogliono le consolazioni divine. Queste ce le dà
             la preghiera: preghiera che conforta e che spera … In ginocchio, nelle chiese, le
             donne non difendono meno la patria dei soldati nelle trincee …” (Gda 589).


                Papa FRANCESCO, nella omelia della Santa Messa, celebrata al Sacrario
             di  Redipuglia, il 13 settembre 2014, per commemorare tutti i caduti della I Guer-
             ra Mondiale, tra l’altro ha detto: “…Sopra l’ingresso di questo cimitero, aleggia
             il motto beffardo della guerra: << a me che importa? >>. Tutte queste persone,
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