Page 277 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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III SeSSIone - I CappellanI MIlItarI                                277



             che riposano qui, avevano i loro progetti, avevano i loro sogni … ma le loro vite
             sono state spezzate. perché? perché l’umanità ha detto: << a me che importa?
             … >>.


             La predilezione per i giovani
                “In quattro anni di guerra, trascorsi in mezzo ad un mondo in convulsioni,
             quante grazie del Signore per me, quanta esperienza, quante occasioni di fare del
             bene ai miei fratelli! Gesù mio, vi ringrazio e vi benedico. Rammento le tante
             anime di giovani che ho avvicinate in questo tempo, delle quali molte accompa-
             gnate all’altra vita; e mi sento ancora commosso, e il pensiero che pregheranno
             per me mi dà conforto e incoraggiamento …” (Gda 596).
                Un ricordo vivente, che diventa una preghiera appassionata, è ciò che evoca-
             no queste parole di Don angelo Roncalli: parole profonde e non solo emozionali,
             ma capaci di descrivere la ricchezza di più incontri con i giovani militari, molti
             dei quali hanno incontrato la sofferenza, la mutilazione e la morte. L’esperien-
             za di guerra, per Don angelo Roncalli, diventa occasione “peculiare” di cono-
             scenza, di condivisione, di accompagnamento, di crescita e di conforto, in un
             conflitto combattuto, soprattutto, da giovani: “… nella aspettazione del molto
             bene di cui la gioventù d’Italia mostravasi ancora capace, nel proposito ardente
             di cogliere la bona occasio (opportunità – buona occasione) che la provvidenza,
             con la guerra, ci offriva per ottenerlo …” (Gda 574, nota 1).


                Bellissimo questo accento sulla potenzialità di bene, ancora presente in gio-
             vani che, piegati dall’obbligo – dovere di combattere, manifestano, comunque,
             una apertura al buono, al bello, al gioioso, al giusto … a ciò che è tipicamente
             “giovanile”, ma appartiene a tutti gli esseri umani e che non può perire nemmeno
             sotto le macerie di una guerra, perché la vita stessa è un inestimabile dono di Dio,
             è opera Sua, è “cosa di Dio”.


             CONCLUSIONE “laica”
             1.  Don angelo Roncalli, durante la I Guerra Mondiale, è un Sacerdote che si
                comporta da cittadino leale e collaborativo, in un contesto sociogiuridico che
                prevede, per tutti i cittadini maschi, l’obbligo del servizio militare e la parte-
                cipazione alla chiamata obbligatoria.
             2.  Don angelo Roncalli è un prete, che descrive con parole esemplari uno stato
                d’animo, il suo, e una sensibilità cristiana ammirevoli: il suo comportamento
                e la sua testimonianza, evidenziano, che la fede cristiana non deve assumere
                unicamente carattere personale, come se fosse un fatto “privatistico”, ma, per
                sua natura, essa ha carattere pubblico e collettivo, ed è tanto più vera quanto
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