Page 373 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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V SeSSione - ProSPettiVe del 1918. Alcune StrAtegie Politico diPlomAtiche 373
linea, con saltuarie visite ai soldati attivamente coinvolti nel conflitto. L’opera
religiosa e d’affratellamento nella comune religione fu di grande conforto per
i militari correligionari, nonostante presso le comunità d’appartenenza si fosse
nel frattempo prodotto un acceso dibattito: era opportuno o meno partecipare a
un conflitto contro una potenza come l’Austria-Ungheria, al cui interno vi era
una cospicua componente israelita? Non si sarebbe rischiato un fratricidio tra
ebrei italiani e quelli appartenenti agli Imperi centrali? Nonostante ciò, l’opera
del Rabbinato Militare fu particolarmente proficua, seppur non sempre capillare.
A fronte di ciò e in virtù del fatto che solo lo scacchiere alpino fosse oggetto di
questo nuovo istituto di assistenza spirituale, nel contesto balcanico andarono
ad operare altri due “apprendisti” rabbini. Nonostante non fossero ufficialmente
riconosciuti dalle autorità militari, essi tuttavia prestarono per quanto possibile
altrettanta opera sia morale che patriottica presso i correligionari colà operanti.
Avendo citato l’opera religioso-patriottica dei maestri d’Israele non è possi-
bile poi dimenticare un fatto particolarmente significativo, accaduto proprio il
4 novembre 1918. Nella Trieste appena liberata – città d’origine di un numero
molto elevato di irredenti ebrei – se il vescovo locale, monsignore Andreas Kar-
lin, si era rifiutato di salutare i soldati italiani con una funzione sacra di ringrazia-
mento nella cattedrale di San Giusto, essa venne celebrata nel Tempio ebraico;
qui il rabbino Israele Zolli fu il primo a salutare i liberatori con un Te Deum
alla presenza del generale Carlo Petitti di Roreto. Allo stesso modo sempre nel
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Tempio triestino sarà commemorata nel gennaio del 1920 l’annessione della città
giuliana alla presenza delle autorità civili, come dimostrazione dei sentimenti
patriottici della comunità israelitica locale, che nella nuova Italia unificata rap-
presentava per numero il terzo agglomerato ebraico. 12
A questo punto della trattazione è utile fare un bilancio anche per Forza Ar-
mata, così da rendere l’esame ancora più aderente al contesto interforze del pre-
sente convegno. Il Regio Esercito annoverò nell’intero conflitto mondiale 22
generali israeliti, tra i quali Emanuele Pugliese (uno degli ufficiali più decorati
di tutta la guerra), «il brillante artigliere» Roberto Segre, Angelo Modena e
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Guido Liuzzi, quest’ultimo tra l’altro padre del futuro capo di Stato Maggiore
dell’Esercito Giorgio Liuzzi. 15
11 RIGaNo GaBRIELE, Il caso zolli. L’itinerario di un intellettuale in bilico tra fedi, culture e
nazioni, Guerini Studio, Milano, 2006, pp. 57-58.
12 Ibidem, pp. 60 e 64.
13 CECINI GIoVaNNI, pugliese Emanuele, in Dizionario Biografico degli Italiani, Enciclope-
dia Italiana, Roma, 2016, Vol. LXXXV, pp. 632-635.
14 CECINI GIoVaNNI, Ebrei non più italiani e fascisti. Decorati, discriminati, perseguitati,
Edizioni Nuova Cultura, Roma (in corso di stampa).
15 CRoCIaNI pIERo, Liuzzi Giorgio, in Dizionario biografico degli italiani, Enciclopedia Ita-
liana, Roma, 2005, Vol. LXV, pp. 307-309.