Page 370 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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                Altra caratteristica particolarmente importante fu l’estrazione sociale e la cul-
             tura espressa. Basando la propria fede religiosa sulla lettura dei propri libri sacri
             (Tanakh, Talmud, etc.), generalmente già all’epoca gli ebrei sapevano tutti quan-
             to meno leggere, se non anche scrivere. Tale condizione comportò che essi aves-
             sero buone attitudini verso la pubblica amministrazione; una volta che fossero
             state liberalizzate loro le professioni e non dovendo – a norma delle precedenti
             leggi – essere relegati alle sole tradizionali attività nel ghetto, si realizzarono
             anche possibili ascese sociali, compresa la politica locale o nazionale. Fu così
             che, rimanendo nell’ambito delle Forze Armate, la maggior parte degli ebrei in
             divisa iniziò a prestare servizio militare nel rango degli ufficiali e in particolar
             modo nelle armi cosiddette dotte (artiglieria e genio) e nei corpi sanitari (medici,
             veterinari e farmacisti).
                In questo modo spiccarono figure di primo piano nell’Italia postrisorgimen-
             tale e liberale. Tra questi si possono citare: il mantovano Giuseppe Finzi, già pa-
             triota mazziniano, successivamente convertitosi alla causa dei Savoia e deputato
             per diverse legislature al Parlamento sardo e poi italiano;  il mantovano Giusep-
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             pe Ottolenghi, che dopo una lunghissima e prestigiosissima carriera nei ranghi
             del Regio Esercito, una volta generale divenne anche ministro della Guerra tra il
             1902 e il 1903;  infine l’anglo-italiano Ernesto Nathan, che partendo anch’egli
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             da idee mazziane, passando anche attraverso la massoneria, percorse una florida
             carriera politica, che lo portò a essere eletto sindaco di Roma tra il 1907 e il
             1913, facendosi ricordare per un’oculata e illuminata amministrazione; non può
             essere poi taciuto il fatto che all’età di 70 anni egli si sia pure arruolato come
             ufficiale per combattere nel 1915. 5
                Grazie a questa rapida carrellata siamo quindi arrivati alla Grande Guerra,
             che rappresentò l’ennesima dimostrazione del valore e dell’eroismo del soldato
             italiano di religione israelitica; fu poi anche il momento decisivo di un lungo
             processo di parziale perdita dell’identità ebraica e di simultanea formazione del-
             la nazionalizzazione italiana. Proprio nei primi anni del Novecento infatti si era



                 (1961) n. 7-8, p. 305; MICHaELIS MEIR, Gli ufficiali superiori ebrei nell’esercito italiano
                 dal risorgimento alla marcia su Roma, in «La Rassegna Mensile di Israel», XXX (1964) n.
                 4, p. 156; FoRMIGGINI GINa, Stella d’Italia Stella di David, Mursia, Milano, 1970, p. 51;
                 WaaGENaaR SaM, Il ghetto sul Tevere. Storia degli ebrei di Roma, Mondadori, Milano,
                 1973, p. 231; FoÀ SaLVaToRE, Gli ebrei nel Risorgimento italiano, B. Carucci Editore,
                 assisi-Roma, 1978, p. 68; RoVIGHI aLBERTo, I militari di origine ebraica nel primo seco-
                 lo di vita dello stato italiano, USSME, Roma, 1999, p. 14.
             3   MoNSaGRaTI GIUSEppE, Finzi Giuseppe, in Dizionario Biografico degli Italiani, Enci-
                 clopedia Italiana, Roma, 1997, Vol. XLVIII, pp. 75-78.
             4   CRoCIaNI pIERo, ottolenghi Giuseppe, in www.treccani.it
             5   CoNTI FULVIo, Nathan Ernesto, in Dizionario Biografico degli Italiani, Enciclopedia Italia-
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