Page 416 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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416 il 1918. la Vittoria e il Sacrificio
gnificato dell’espressione guerra industrializzata, con specifico riferimento alla
dimensione logistica che assorbiva massicciamente l’attività dei comandi impe-
gnati a gestire organizzazioni sempre più complesse. Ecco perché Douhet la de-
finisce una lotta di giganti in cui la vittoria aveva premiato chi era stato in grado
di “portare in campo una maggior somma di resistenza, di mezzi, di energie e
di fede”.
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Douhet portava alle estreme conseguenze questa sua visione assimilando il
conflitto a un’unica gigantesca battaglia che si era sviluppata lunga la linea di
contatto accendendosi ora in un punto ora in un altro, senza altro risultato che
oscillazioni più o meno ampie del fronte. Per quanto riduttiva, questa immagine
fotografa con una certa verosimiglianza quanto si verificò per buona parte del
conflitto sui principali teatri operativi, ed è ancora Douhet a fornirci una valida
sintesi anche a livello tattico. Nel tentativo di rompere sistemazioni difensive
sempre più profonde e articolate, fino all’ultima fase del conflitto le alternati-
ve utilizzate dai comandi erano state quelle dell’attacco di slancio, puntando a
sfondare le linee avversarie con la semplice superiorità numerica anche a costo
di perdite spaventose, dell’attacco metodico, che per minimizzarle recuperava
le tecniche della guerra ossidionale dei secoli passati accettando così di dilatare
i tempi dell’azione, e dell’attacco a viva forza, basato sulla superiorità in ter-
mini di potenza di fuoco tipica delle battaglie di materiale. Douhet, definendoli
rispettivamente attacco brillante, lento ed economico, li aveva illustrati proprio
in questi termini in un promemoria sul carattere della guerra moderna che il 13
gennaio 1916 aveva inviato a un membro del Parlamento e al generale Ugo Bru-
sati, aiutante di campo di Vittorio Emanuele III, che lo aveva fatto pervenire al
generale Cadorna. Nell’occasione, dopo aver ribadito che lo sviluppo industriale
aveva avuto la conseguenza di esaltare il valore della difensiva, si era soffermato
sull’attacco economico, che in quel momento gli sembrava l’unico che potesse
portare al successo a patto di disporre nella misura necessaria di truppe, bocche
da fuoco e munizioni: “La bilancia della vittoria è diventata di una insensibilità
inverosimile; perché uno dei piatti della bilancia si abbassi, occorre una diffe-
renza di peso enorme. Ciò spiega il fenomeno più impressionante della guerra
presente, e cioè l’arresto o la stasi della guerra tutte le volte che una delle parti
ha il tempo ed i mezzi di rafforzarsi”.
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Nel riproporre queste considerazioni nel 1925, Douhet aggiunge che, oltre
ai metodi brillante, lento ed economico, la Grande Guerra ne aveva alla fine
introdotto un quarto, da lui definito elastico, dal momento che si traduceva nella
capacità di contrattaccare con successo un avversario che, nell’impazienza di
6 Giulio Douhet, Sintesi critica della Grande Guerra, G. Berlutti Ed., Roma, 1925, pag. 19.
7 Giulio Douhet, Diario Critico di Guerra. anno 1916, G.B. paravia & C., Torino, 1922, pp.
14-18.

