Page 84 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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84 il 1918. la Vittoria e il Sacrificio
Cutò) nonché di giornalisti e personaggi pubblici (Borgese, Forges-Davanzati,
Giuriati, Lazzarini, Lorenzoni, Mantica, Mussolini, ojetti, pantaleoni, paternò,
prato, prezzolini, Salvemini, Silva, Spada). Ci sono anche rappresentanti stra-
nieri, francesi (Franklin Bouillon, albert Thomas, Fournol, De Quirielle), inglesi
(Steed, Seton Watson), degli Stati Uniti (l’ambasciatore Nelson page), quindi le
personalità più importanti: i leader dei comitati nazionali, come Beneš e Štefánik
(cechi e slovacchi), Trumbić et Stojanović (jugoslavi e serbi), Skirmunt (polac-
co), e Draghicescu Mironescu (romeno).
Si aprono i lavori e il senatore Francesco Ruffini assume la presidenza della
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conferenza. Egli spiega così l’impegno dell’Italia:
più di qualsiasi altra delle nazioni alleate d’Italia, doveva, del resto, sentire
il richiamo delle Nazioni oppresse dal dominio degli absburgo, perchè troppo
recente ne è in essa il ricordo, e perchè tanta parte ancora del suo territorio vi
soggiace e tanti generosi e nobili figli suoi ne patiscono la tirannia.
Ruffini saluta dunque come fratelli del popolo italiano i boemi e i jugo-slavi,
i polacchi e i rumeni, su cui pesa lo stesso giogo, e ricorda con riconoscenza i
rappresentanti delle nazioni alleate. Come italiano, ha poi evocato colui che fu
primo assertore del principio di nazionalità: Giuseppe Mazzini.
I delegati lavorano fino al 10 aprile, quando Torre legge la dichiarazione finale
ricordando l’accordo Torre-Trumbić e accompagnandola con una dichiarazione
speciale polacca contro i tedeschi (che costituisce la prima chiara posizione anti-
tedesca da parte polacca). Si scrive così che con il “patto di Roma”, finalmente,
l’Intesa ammette esplicitamente e concorde che la Duplice Monarchia deve
essere smembrata, e che gli alleati sono pronti a sostenere con tutti i mezzi
materiali e morali gli sforzi ormai minacciosi delle unità nazionali dell’Impero
austro-Ungarico che vogliono rompere il giogo prepotente di una minoranza di
poco più che venti milioni di tedesco-magiari.
Il contributo dell’Inghilterra alla riuscita della strategia si riconosce dalla for-
za dello speech di Wickham Steed, direttore della politica estera del Times («il
più serio e maggiore organo dell’opinione pubblica inglese») che testualmente
dichiara: «L’austria-Ungheria non è uno Stato europeo, è un sultanato asiatico di
oppressione, privo d’ogni spirito civile.» a Roma, viene detto, ci sono i delegati
di trenta milioni di slavi e latini che combattono contro venti milioni di tedeschi
e ungheresi e che vogliono diritto, libertà e giustizia per le nazioni contro « l’im-
pero della violenza ». Il “documento delle Nazionalità”, dichiarazione risultato
23 SaNTaMaRIa pIETRo, Il patto di Roma, Tip. Failli, Roma.