Page 94 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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94 il 1918. la Vittoria e il Sacrificio
il merito dello sfondamento della linea austro-ungarica del Piave dell’ottobre
1918. È nota la polemica tra il prof. Luis Arnould che sull’”Echo de Paris” scris-
se che “furono le truppe francesi agli ordini del gen. Jean César Graziani, che
cominciarono la lotta, espugnando durante la notte le scogliere alte una quaran-
tina di metri che dominano la riva sinistra del Piave. Il nostro 107° reggimento
fanteria che aveva compiuto quell’azione, […] permise ai reggimenti 138° e 78°
di allargare la conquista francese e permise ai corpi italiani di sboccare sulla riva
sinistra”, ed il gen. Angelo Gatti che sul volume La parte dell’Italia. Rivendica-
9
zioni confutò la tesi francese, dimostrando, documenti alla mano, che nel forza-
mento del Piave a Pederobba furono coinvolti anche reparti alpini, oltreché pon-
tieri italiani. Il maresciallo di Francia Ferdinand Foch, nelle sue Memorie di
guerra, edito in Italia nel 1931, non parla proprio della battaglia di Vittorio Vene-
to e delle cause dirette della resa austro-ungarica, affermando che: “All’inizio
della seduta dei capi dei governi alleati del 31 ottobre si apprendeva che la Tur-
chia aveva firmato l’armistizio di Moudros e che l’Austria era stata messa fuori
causa.” Ha scritto di recente Marco Mondini a riguardo della considerazione che
si ha all’estero, anche al giorno d’oggi, in generale sulla guerra italiana: “La
percezione della guerra italiana fuori dall’Italia (con poche, anche se rilevanti
eccezioni), ha spesso oscillato tra due pregiudizi alquanto stravaganti: l’irrile-
vanza degli eventi nel teatro italo-austriaco e il suo candido aspetto folkloristico.
La recentissima The Cambridge History of the First World War è stata concepita
come il manifesto di una storiografia rinnovata e transnazionale: peccato che in
tre volumi un solo saggio sia specificatamente dedicato all’Italia (e all’Austria-
Ungheria).” 10
Il punto di vista degli storici italiani, che dà una ben diversa interpretazione
degli sforzi sostenuti dall’Italia nella seconda fase della guerra, successiva alla
ritirata di Caporetto, non è stato considerato all’estero, se non da pochissimi au-
tori che hanno una certa dimestichezza con la lingua italiana e che hanno potuto
leggere la vasta bibliografia nazionale sull’argomento ed i documenti d’archivio
conservati all’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito. Uno di questi,
John Gooch, in Italian Army and the First World War, edito dall’Università di
Cambridge nel 2014, lamenta che tutt’oggi la storiografia anglosassone consideri
l’Italia come “l’ultima ruota del carro alleato”. Colpa anche degli editori che non
hanno provveduto a tradurre in lingua inglese e francese le opere, pur approfon-
dite e ben documentate realizzate dagli storici nazionali. L’azione dell’Esercito
Italiano ed i gravi sacrifici di sangue dei suoi combattenti sul finire del conflitto,
9 angelo Gatti, La parte dell’Italia. Rivendicazioni, Mondadori, Milano, 1926, p. 227. La rico-
struzione storica di arnould fu avvalorata dal maresciallo petain che si rallegrò “per l’esattez-
za della sua esposizione.”
10 Marco Mondini, La guerra italiana. partire, raccontare, tornare 1914-18, il Mulino, Bologna,
2014, p. 9.