Page 98 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             saggiare la consistenza difensiva avversaria, trovò sempre una fiera resistenza
             austro-ungarica, che fece tutti gli sforzi possibili per riconquistare le posizioni
             perdute, anche se di ben scarso valore. Tali azioni condotte da reparti d’assalto e
             di fanteria, costarono gravi perdite, ed un rimprovero scritto al comandante della
             4ª Armata gen. Giardino, responsabile delle operazioni, da parte del Sottocapo di
             Stato Maggiore dell’Esercito, gen. Pietro Badoglio.  Il 10 settembre, sul Monte
             Asolone (1520 m.), a ovest del Grappa, il 60° rgt. di fanteria della Brigata “Cala-
             bria” fu lanciato all’attacco per rioccupare le posizioni trincerate del cosiddetto
             “Fortino Regina”, che fu conquistato di slancio. Per i due giorni successivi, ca-
             parbiamente, gli Austriaci si lanciarono per ben sette volte al contrattacco, con
             l’appoggio dell’artiglieria, per riconquistare la posizione perduta, incuranti delle
             perdite, nonostante la scarsa importanza strategica della stessa. Un’altra tipica
             attestazione della resistenza austriaca avvenne in una altro settore sempre della
             4ª Armata nella zona del massiccio del Grappa. Il 16 settembre, alla testata di Val
             Stizzone, sul contrafforte di Roccolo, venne conquistata q. 1443 e nella Val dei
             Pez furono occupate altre posizioni. La notte e il giorno successivo, dopo alterne
             vicende di attacchi e contrattacchi, il nemico riuscì a riconquistare la quota. La
             notte dal 3 al 4 ottobre un nuovo attacco austriaco fece cadere anche la posizione
             della Val dei Pez procurando gravi perdite agli Italiani che inutilmente tentarono
             la riconquista. L’episodio fu considerato talmente grave da attirare l’attenzione
             del Comando Supremo e dello stesso gen. Diaz. La relazione di un altro fatto
             d’arme del 14 settembre svoltosi in Val Brenta nel settore della 6ª Armata riportò
             che: “La difesa del nemico fu, nonostante la sorpresa, forte e tenace. Oltre che
             dallo svolgimento dell’azione e dagli episodi narrati la cosa è confermata: dal
             fatto che nostri soldati sono stati trovati sgozzati; dalle perdite ingenti subite
             dal nemico; dalla tenace resistenza di Ghiera Madon, prolungatasi per 24 ore.”
             Era, quindi, evidente che il nemico era ancora in grado di imporre la propria
             volontà sul campo. Ciò era avvertito anche dai contingenti britannico e francese
             che si trovavano sul fronte italiano. La relazione su otto colpi di mano compiuti
             simultaneamente il 9 agosto nella zona di Asiago da parte di truppe britanniche
             riportava: “Nel settore Canove avvennero seri combattimenti in caverna ed altri
             lavori difensivi, ove il nemico usò le sue mitragliatrici con molta disinvoltura ed
             efficienza, per modo che fu possibile catturare soltanto pochi prigionieri, mentre
             verso Gaiga sud, dove fu identificata la presenza del 6° reggimento bosniaco,
             la lotta fu così seria che non si riuscì a portare via neanche un prigioniero. […]
             Tutti i dati desunti dalla testimonianza delle nostre truppe e dalle deposizioni dei
             prigionieri, confermano che in genere il nemico oppose energica resistenza. […]
             Come indicato dai combattimenti, il morale delle truppe dinanzi al nostro fronte
             è tutt’altro che depresso; infatti, dallo loro valida resistenza nella massima parte
             dei settori attaccati, il morale deve essere giudicato buono per quanto riguarda
             la combattività. […] Le condizioni fisiche dei prigionieri e i loro indumenti ed
             equipaggiamenti presentano un interesse anche maggiore di quello di due mesi
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