Page 95 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             quindi, sono rimasti fino ad oggi sottovalutati e quasi negletti nel più ampio qua-
             dro della storia europea, che viene divulgata in ambito universitario e storiografi-
             co mondiale. Più in generale, è tutto il ruolo svolto dall’Italia, come alleato delle
             potenze dell’Intesa, ad essere squalificato in ambito universitario, anche extra
             europeo e tale giudizio può essere certamente esteso al contesto militare ed a
             quello politico-diplomatico. In un recente convegno internazionale di studi sulla
             Grande Guerra è stato affermato che: “Il teatro di guerra ed in genere l’Esercito
             Italiano non hanno goduto di grande credito presso il pubblico anglosassone. In
             molte università ed accademie militari anglosassoni la prima guerra mondiale si
             riassume spesso nel fronte francese, che gli inglesi chiamano Western front, e
             poco più. Il fronte italiano è spesso sottaciuto o considerato come fronte secon-
             dario, alla pari di quello medio-orientale o balcanico.”  Tale analisi è condivisa
                                                             11
             da Giorgio Rochat, il più competente storico militare italiano, già insegnante
             presso la Scuola di Applicazione di Torino: “Le opere generali straniere sulla pri-
             ma guerra mondiale hanno in comune una scarsa attenzione alle vicende italiane:
             si occupano essenzialmente del fronte occidentale, più sbrigativamente di quello
             orientale, poi dedicano brevi capitoli ai teatri considerati minori come quello
             italo-austriaco, i Balcani, l’impero turco. […] nuova dimostrazione di quello che
             possiamo chiamare «imperialismo culturale» delle grandi potenze, non senza
             venature razziste (non è necessario richiamare gli stereotipi dell’italiano poco
             portato alla guerra).” 12

             La resa della Bulgaria non fu decisiva, in quanto gli ungheresi avrebbero
             potuto tenere a lungo la linea del Danubio ed impedire l’invasione da sud
             dell’Impero
                Se è vero che gli Imperi Centrali avevano già subito duri colpi con la duplice
             defezione della Bulgaria (30 settembre) e della Turchia (30 ottobre), i fronti ma-
             cedone e siriano, però, erano molto eccentrici rispetto a quelli occidentali, dove
             Germania ed Austria-Ungheria concentravano le proprie forze. Dopo aver elimi-
             nato la Bulgaria, l’armata d’oriente non era in grado di compiere con immedia-
             tezza una grande offensiva contro i confini meridionali della Duplice monarchia.
             Difficoltà logistiche e carenza di effettivi ritardarono, infatti, notevolmente l’a-
             vanzata delle truppe al comando del generale francese Louis Franchet d’Espèrey,
             le cui avanguardie di cavalleria il 26 novembre 1918, cioè ben 15 giorni dopo la
             cessazione delle ostilità su tutti i fronti, erano ancora ferme sulla riva destra del
             Danubio, impossibilitate a guadarlo a causa della mancanza di materiali da pon-
             te. I primi reparti di fanteria francese giunsero solo ai primi di dicembre, cosic-


             11  Emanuele Sica, Il fronte italiano nella storiografia anglosassone, atti (in corso di stampa) del
                 convegno organizzato da SMD-Ufficio Storico a Roma nel 2017.
             12  Mario Isnenghi – Giorgio Rochat, La Grande Guerra 1914-1918, Il Mulino, Bologna, 2008,
                 pp. 537-538.
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