Page 96 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             ché poche divisioni ungheresi sarebbero bastate per fronteggiare sul Danubio le
             scarse forze che l’Armata d’Oriente avrebbe potuto destinare al proseguimento
             delle operazioni contro l’Austria-Ungheria. Né era possibile aumentare le forze
             dell’armata stessa, perché la difficoltà dei trasporti, soprattutto per la minaccia
             dei sommergibili tedeschi, rendeva già molto ardui i rifornimenti al corpo di
             spedizione interalleato dei Balcani. 13


             Risalgono a fine luglio 1918 le prime disposizioni emanate dal Comando Su-
             premo sulle operazioni in campo aperto e sulla guerra di movimento, quale
             preludio alla ripresa di operazioni offensive in grande stile
                Sul finire dell’estate 1918, il Comando Supremo orientò l’Esercito verso nuo-
             vi compiti, che non erano più quelli strettamente difensivi, ma di attacco a viva
             forza di posizioni ben organizzate a difesa allo scopo di dilagare con velocità e
             spregiudicatezza nelle retrovie nemiche. La parola d’ordine fu quella di prepa-
             rare menti ed organismi alla guerra di movimento in campo aperto, strappando
             le truppe ed i comandi alla concezione rigida generale e radicata della guerra di
             trincea.  I reparti dovevano essere riabituati allo svolgimento di lunghe marce,
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             all’avanzata in colonna con pattuglie d’avanguardia, retroguardia e di sicurezza,
             le artiglierie all’assunzione rapida degli schieramenti, mentre i servizi logistici
             dovevano attuare le predisposizioni per lo spostamento rapido di scorte e rifor-
             nimenti a mezzo di carriaggi e di autocarri a favore di unità di combattimento in
             continuo movimento sul campo di battaglia. La circolare del Comando Supremo
             n. 339 del 30 luglio 1918 all’oggetto Passaggio di corsi d’acqua segnò il pro-
             gressivo passaggio dalla mentalità difensiva, che aveva intriso l’Esercito di Diaz
             fino alla battaglia del Solstizio, ad una offensiva, attraverso una decisa prepara-
             zione alla guerra di movimento: “[…] le unità erano alacremente allenate alle
             lunghe marce, al passaggio di corsi d’acqua, al diverso impiego delle artiglierie
             ed a tutti gli sforzi della guerra manovrata.” Particolari predisposizioni furono
             prese per migliorare le capacità operative dei reparti pontieri, ai quali era affidato
             l’importante compito di approntare ed utilizzare sotto il fuoco nemico i mezzi
             per il forzamento del Piave: oltre 20 equipaggi da ponte regolamentari, 4.500
             m di passerelle speciali su barche, altri 4.500 m di materiali da ponte e da tra-
             ghetto improvvisati (per un totale di 20.000 m³ di legname da ponte), centinaia
             di barconi di tutte le dimensioni, migliaia di galleggianti da ancoraggio, decine
             di teleferiche.  In un appunto dell’agosto 1918 alla circolare n. 1130 Norme per
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             13  adriano alberti, L’Italia e la fine della guerra mondiale, parte II (Villa Giusti), Stato Maggio-
                 re Centrale – Ufficio Storico, Roma, 1924, pp. 105-106.
             14  Circolare n. 13480 in data 17 settembre 1918, Guerra di movimento, Comando Supremo a
                 firma del gen. Diaz.
             15  La 3ª armata costituì a Cassano d’adda un distaccamento-scuola avente lo scopo di abilitare
                 i barcaioli delle compagnie pontieri ad affrontare acque veloci come quelle del piave (foglio
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