Page 97 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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l’impiego delle grandi unità d’assalto il gen. Grazioli sottolineava la “necessità
urgente di preparare tutto ciò che può occorrerci per ridar moto alla guerra, non
appena e dovunque condizioni favorevoli lo consiglieranno. […] È ormai tempo
che i comandi di grande unità portino le loro maggiori cure sulla preparazione
delle truppe per la guerra di movimento, alla quale dobbiamo tendere con tutte
le nostre forze […].”
Il Comando Supremo aveva la percezione, rivelatasi poi fondata,
che i reparti nemici schierati in prima linea fossero ancora combattivi
Nel Comando Supremo italiano vi era il convincimento che “nessun impor-
tante effetto poteva aspettarsi dall’azione disgregatrice [delle nazionalità oppres-
se dalla dinastia degli Asburgo, N.d.R.], se non dopo un deciso scacco militare
inflitto al nemico.” A dispetto della crisi politica dell’Impero, che ormai agli
inizi di ottobre stava disfacendosi di fronte alle mire indipendentiste delle varie
nazionalità che componevano l’Austria-Ungheria, il Comando Supremo italiano
riteneva ancora l’esercito austro-ungarico ben organizzato, deciso a resistere ad
ogni costo e difficile da battere: “Se nell’interno della Monarchia le lotte delle
nazionalità, sempre più vive, producevano i loro effetti disgregatori, la compa-
gine morale e materiale dell’avversario rimaneva però intatta o quasi, e accaniti
soprattutto si dimostravano, e tali si dimostrarono poi anche durante la battaglia
di Vittorio Veneto, ungheresi, croati, sloveni: quegli elementi appunto sui quali
sembrava dovessero avere maggior presa i dissidi di nazionalità. […] Dell’im-
mutato spirito combattivo delle truppe avversarie si ebbero la sensazione e la
misura in piccole azioni parziali, sviluppate qua e là sulla fronte dalle truppe
nostre ed alleate, e specialmente in un attacco da noi tentato nella regione del
Tonale il 13 agosto, attacco che incontrò la più accanita delle resistenze ed una
sapiente e perfezionata organizzazione del tiro d’artiglieria avversario.” Il Co-
mando Supremo aveva la convinzione che i presunti dissensi fra le truppe delle
diverse nazionalità costituenti l’esercito austro-ungarico non avessero fino ad
allora intaccato in alcun modo la sua consistenza morale, la quale era rinsaldata
invece dal tradizionale loro odio contro l’Italia e dalla speranza del successo
finale. La promiscua nazionalità delle truppe non aveva influito, né influirà fino
agli ultimi giorni delle operazioni sulla loro combattività e volontà di resistenza,
che si rivelerà particolarmente accanita nella battaglia del Grappa, da parte ap-
punto degli ungheresi, croati e sloveni. In effetti, a differenza di tutta la restante
compagine imperiale, l’esercito della duplice monarchia era ancora saldo e temi-
bile, non disposto a cedere neanche un metro senza combattere caparbiamente.
Le prove a suffragio di questo timore non mancarono. La condotta di diver-
si colpi di mano, in varie zone del fronte, effettuati nel settembre-ottobre per
n. 8011 in data 26 settembre 1918, Distaccamento-scuola di perfezionamento per barcaioli in
Cassano d’adda, comando 3ª armata).