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136 Il 1919. Un’Italia vittoriosa e provata in un’Europa in trasformazione
Per quanto riguarda la profilassi e la terapia dobbiamo confessare che siamo quasi
disarmati. Le disinfezioni dei locali e degli effetti d’uso e letterecci dei malati, i gar-
garismi, le polverizzazioni e le altre medicazioni topiche applicate sui militari si
mostrano del tutto inefficaci. Lo stesso dicasi della sieroterapia e della vaccinote-
rapia, dei salassi, delle iniezioni endovenose di acido fenico e d’altri antisettici seb-
bene tutti questi soccorsi fossero benissimo tollerati dagli infermi. Negli ospedali
di Marina fu su larga scala provato anche il vaccino polivalente del prof. Centanni
ma senza alcun risultato apprezzabile.
Un dato particolare è quello che le classi di età maggiormente colpite furono
quelle tra i 20 e i 40 anni. La minore mortalità negli ultra quarantenni fu forse
dovuta alla presenza di anticorpi specifici a seguito del contatto col virus avvenuto
nell’epidemia chiamata Influenza russa, verificatasi nel 1889-1890 e che aveva pro-
vocato circa 250.000 morti in Europa e 20.000 in Italia.
L’attendibilità delle statistiche della spagnola è relativa e può indubbiamente
essere infirmata da numerosi fattori: si pensi ai tanti prigionieri italiani in zone
lontane come la Galizia, certamente non censiti, allo spostamento continuo dei
confini, specie negli ultimi anni di guerra – ad esempio dopo Caporetto – ma
anche agli errori diagnostici dei medici derivati spesso dalla impossibilità di ac-
certare, mediante una semplice ispezione del
cadavere, le reali cause del decesso e affidata
il più delle volte ai medici necroscopi (molti
medici di famiglia erano al fronte), che face-
vano diagnosi sulla base delle dichiarazione
dei familiari; infine si consideri che la spa-
gnola non era tra le malattie infettive con ob-
bligo di denuncia.
I laboratori di tutto il mondo si misero alla
caccia del batterio responsabile, ma non fu
trovato – non poteva esserlo – perché era un
virus filtrabile non riconoscibile con il micro-
scopio ottico; si lanciò l’accusa contro il ba-
cillo di Pfeiffer, venne emesso il mandato di
cattura contro il Phlebotomus papatasi, piccolo
moscerino che punge di notte, lo sosteneva
il direttore dell’Istituto di Igiene della R. Uni-
Fig. 6 - Jeffery Taubenbergher,
lo scienziato che ha ricostruito nel 1997 versità di Roma, prof. Giuseppe Sanarelli,
il genoma del virus della spagnola mentre Ettore Marchiafava, famoso docente