Page 140 - Il 1919. Un’Italia vittoriosa e provata in un’Europa in trasformazione. Problematiche e prospettive - Atti 11-12 novembre 2019
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138          Il 1919. Un’Italia vittoriosa e provata in un’Europa in trasformazione




                                                  «La Pozione Arnaldi» recitava un annun-
                                               cio pubblicitario «presa un paio di volte la set-
                                               timana immunizzando l’organismo, previene
                                               l’infezione, presa ogni sei ore, a malattia di-
                                               chiarata, conduce ad una rapida guarigione,
                                               eliminando le possibili complicazioni polmo-
                                               nari. La cassetta per la cura della febbre spa-
                                               gnola (polvere-sale) si spedisce a mezzo della
                                               nostra Farmacia di Roma contro vaglia po-
                                               stale  o  telegrafico  di  L.  31,50  franca  nel
                                               Regno».
                                                  Sul Corriere della Sera era frequente la pub-
                                               blicità di un liquore l’Archebuse, preparato dai
                                               frati maristi con la scritta: «Unico prodigioso
                                               rimedio preventivo contro l’influenza».
                                                  C’era in Italia un diffuso senso di sfiducia
                            Fig. 8
                                               nella medicina ufficiale, anche per le diffe-
              renti posizioni sulla terapia tra i grandi clinici, così la fortuna delle varie cure pro-
              poste durava lo spazio di qualche giorno. Dai medici e sulla stampa vennero
              proposti così un’infinita quantità di farmaci, vaccini, collutori, tinture, persino
              l’acqua di colonia: ebbero un discreto successo (anche se da molti contestato) il
              Chinino di Stato (fig. 8), che fu oggetto di accaparramento e di conseguenza ven-
              duto alla borsa nera, il salasso (che quantomeno aiutava a rendere giovane il san-
              gue), la sieroterapia (con sieri di cavallo, antidifterico, antipneumococcico). Di
              fatto la terapia e la profilassi furono solo sintomatiche e palliative.

                 La guerra non fu la causa dell’epidemia ma ne favorì certamente la diffusione.
              Verso la fine del 1915, la minaccia del colera alle frontiere di terra e di mare dei
              Paesi alleati aveva indotto i rispettivi governi a stabilire un fronte unico per la di-
              fesa delle infezioni diffusive. Era così stata istituita una Commissione Sanitaria
              delle Potenze dell’Intesa come organo di reciproche informazioni sullo stato sa-
              nitario e di studio dei problemi igienici attinenti al conflitto.
                 Questa Commissione si radunò per la prima volta nel marzo del 1916 e con-
              cluse i suoi lavori nel febbraio del 1920. I delegati per l’Italia furono: il prof. R.
              Santoliquido per il Ministero dell’Interno (allora non esisteva il Ministero della
              Salute), il colonnello medico prof. R. Livi e il maggiore medico Bordoni Uffre-
              duzzi per il Ministero della Guerra, e il tenente generale medico F. Rho e il tenente
              colonnello prof. A. Castellani per il Ministero della Marina.
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