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138 Il 1919. Un’Italia vittoriosa e provata in un’Europa in trasformazione
«La Pozione Arnaldi» recitava un annun-
cio pubblicitario «presa un paio di volte la set-
timana immunizzando l’organismo, previene
l’infezione, presa ogni sei ore, a malattia di-
chiarata, conduce ad una rapida guarigione,
eliminando le possibili complicazioni polmo-
nari. La cassetta per la cura della febbre spa-
gnola (polvere-sale) si spedisce a mezzo della
nostra Farmacia di Roma contro vaglia po-
stale o telegrafico di L. 31,50 franca nel
Regno».
Sul Corriere della Sera era frequente la pub-
blicità di un liquore l’Archebuse, preparato dai
frati maristi con la scritta: «Unico prodigioso
rimedio preventivo contro l’influenza».
C’era in Italia un diffuso senso di sfiducia
Fig. 8
nella medicina ufficiale, anche per le diffe-
renti posizioni sulla terapia tra i grandi clinici, così la fortuna delle varie cure pro-
poste durava lo spazio di qualche giorno. Dai medici e sulla stampa vennero
proposti così un’infinita quantità di farmaci, vaccini, collutori, tinture, persino
l’acqua di colonia: ebbero un discreto successo (anche se da molti contestato) il
Chinino di Stato (fig. 8), che fu oggetto di accaparramento e di conseguenza ven-
duto alla borsa nera, il salasso (che quantomeno aiutava a rendere giovane il san-
gue), la sieroterapia (con sieri di cavallo, antidifterico, antipneumococcico). Di
fatto la terapia e la profilassi furono solo sintomatiche e palliative.
La guerra non fu la causa dell’epidemia ma ne favorì certamente la diffusione.
Verso la fine del 1915, la minaccia del colera alle frontiere di terra e di mare dei
Paesi alleati aveva indotto i rispettivi governi a stabilire un fronte unico per la di-
fesa delle infezioni diffusive. Era così stata istituita una Commissione Sanitaria
delle Potenze dell’Intesa come organo di reciproche informazioni sullo stato sa-
nitario e di studio dei problemi igienici attinenti al conflitto.
Questa Commissione si radunò per la prima volta nel marzo del 1916 e con-
cluse i suoi lavori nel febbraio del 1920. I delegati per l’Italia furono: il prof. R.
Santoliquido per il Ministero dell’Interno (allora non esisteva il Ministero della
Salute), il colonnello medico prof. R. Livi e il maggiore medico Bordoni Uffre-
duzzi per il Ministero della Guerra, e il tenente generale medico F. Rho e il tenente
colonnello prof. A. Castellani per il Ministero della Marina.