Page 11 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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1. L’INVIO SUL FRONTE MONTENEGRINO
E LA RESISTENZA NELLE MARCHE
ALESSIA A. GLIELMI
1. MONTENEGRO, ALLE BOCCHE DI CATTARO. 7
SOLDATO IN TERRITORIO DI GUERRA (1942)
Dopo aver terminato la Scuola allievi fanteria di Spoleto, a maggio 1941, Carlo
Alberto dalla Chiesa è in attesa della prima nomina. Sarà impiegato in territorio di
guerra alle Bocche di Cattaro. Nei Balcani sarà testimone di una infelice e insensata
scelta politica e militare quella che vide molti soldati italiani impegnati in Montene-
gro . Dall’esame dello stato di servizio che consente cronologicamente di ricostruire
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la carriera del futuro generale, si evince che il 1° dicembre 1941 fu associato al 120°
Reggimento di fanteria «Emilia» . «Devi pensare al tuo Reggimento come un abito
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nuovo, vestendolo e portandolo con cura particolare perché non si debba macchiare»,
1 È solo il caso di accennare che alcune delle vicende delle quali il sottotenente dalla Chiesa fu
testimone durante l’impiego in Montenegro, compongono una delle pagine più complesse della
Seconda guerra mondiale. Si tratta di episodi ancora poco noti, sebbene la storiografia recen-
temente, grazie anche all’analisi delle fonti conservate negli archivi militari italiani, corroborate
da documentazione anglo-americana, russa e fonti locali, ha tentato di sviscerare. Si tratta di
temi articolati legati alla politica imperialista italiana in area mediterranea, ai crimini italiani
nei Balcani, ai numerosi casi di resistenza ai soprusi dopo l’8 settembre, all’internamento dei
soldati italiani in Germania o alle disavventure occorse ai nostri connazionali rimasti in questi
territori nell’ultimo scorcio del conflitto. Per approfondimenti si vedano, tra gli altri, i contributi
più recenti: G. Scotti - L. Viazzi, L’inutile vittoria: la tragica esperienza delle truppe italiane in Montenegro,
Mursia, Milano 1998; D. Rodogno, Il nuovo ordine mediterraneo. Le politiche di occupazione dell’Italia
fascista (1940-1943),Bollati Boringhieri, Torino 2003; G. Oliva, «Si ammazza troppo poco». I crimini
di guerra italiani. 1940-43, Mondadori, Milano 2006; E. Gobetti, L’occupazione allegra. Gli italiani in
Jugoslavia (1941-1943), Carocci, Roma 2007; D. Conti, L’occupazione italiana dei Balcani. Crimini di
guerra e mito della «brava gente» (1940-1943), Odradek, Roma 2008; F. Caccamo – L. Monzali (a cura
di), L’occupazione italiana della Iugoslavia (1941-1943), Le Lettere, Firenze 2008; E. Aga Rossi – M.T.
Giusti, Una guerra a parte. I militari italiani nei Balcani 1940-1945, il Mulino, Bologna 2011; E. Go-
betti, Alleati del nemico. L’occupazione italiana in Jugoslavia (1941-1943), Laterza, Roma-Bari 2013; V.
Kosti, Storia di un prigioniero degli italiani durante la guerra in Montenegro (1941-1943), Stato Maggiore
dell’Esercito, 2014. Si segnala per gli archivi italiani i materiali documentari conservati nel fondo
H-8 consultabile presso l’Archivio dell’Ufficio storico dello Stato Maggiore dell’Esercito. A tal
proposito si segnala la guida alla consultazione delle unità archivistiche: Fondo H8, Crimini di guerra:
Studi storici e consistenza archivistica con saggi di Virgilio Ilari, Elio Lodolini, Davide Rossi, Giorgio
Federico Siboni, postfazione e ricognizione archivistica di Valeria Barresi, Leone, Milano 2014.
2 Il 120° Reggimento Fanteria «Emilia» fu costituito il 15 ottobre 1941 e fu inquadrato nella
Divisione di Fanteria «Emilia» (155 ). Tra il 1942 ed il 1943 il reggimento operò in territorio
a
jugoslavo con compiti di presidio e controguerriglia. Dal prospetto nominativo degli ufficiali
rintracciato negli archivi militari, si evince che «Dalla Chiesa Carlo» (sic!) ricopriva il ruolo di
aiutante maggiore in seconda nel Comando II Battaglione. Ufficio storico dello Stato Maggiore
dell’Esercito (Ussme), Seconda Guerra Mondiale (1940-1945), Diari storici, b. 802, fasc. «120° Reggi-
mento fanteria Emilia» e b. 534. Si ringrazia per la cortese collaborazione il Col. Emilio Tirone
e il dott. Alessandro Gionfrida.

