Page 391 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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Prefetto di Palermo
ai Frequentatori della Scuola Ufficiali e, infine, la cerimonia di cambio nella carica,
apicale per un Carabiniere sino al 2004, di Vice Comandante Generale dell’Arma.
Cerimonia di commiato del Gene-
rale di Corpo d’Armata Carlo Al-
berto dalla Chiesa tenutasi presso il
Comando Generale dell’Arma dei
Carabinieri il 05.05.1982. Foto Ar-
chivio Comando Generale dell’Ar-
ma dei Carabinieri - Ufficio Storico
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Durante quest’ultimo evento, il Gen. dalla Chiesa teme che l’emozione possa avere
il sopravvento («[…] anche se ad un soldato non si addice commozione che traspaia
verso altri soldati […]») e, per la prima volta, affida alla lettura le tumultuose sen-
sazioni che si affollano nella sua mente e nel suo cuore. Nel segno dell’umiltà, il suo
ricordo non può che andare ai suoi «vecchi cari Collaboratori di allora», a partire dal
suo primo comando nell’Arma, la Tenenza di San Benedetto del Tronto, «quando,
cioè, senza far pesare, con molto garbo, senza incidere sul mio amor proprio, mi
resero consapevole della mia pochezza».
Tra i tanti suoi Collaboratori cita il Brigadiere Elio Fileni, il Maresciallo Luciano
Nardone e l’Appuntato Isaia Ceci, tutti suoi dipendenti a San Benedetto del Tron-
to, caduti per mano nazista tra il 1943 e il 1944. Ricorda suo padre Romano, che
gli ha offerto «la sua fede e i suoi alamari […]. Oggi sono quindi qui ad esprimere
gratitudine a lui, ai tanti Maestri ed a tutti i collaboratori che, a migliaia e migliaia,
in questo momento si affollano, come fedeli radunati nell’immenso Tempio della
nostra Bandiera».
Poi, rivolgendosi al Generale di C.A. Lorenzo Valditara, Comandante Generale
dell’Arma, gli manifesta tutta la sua gratitudine per le espressioni «generosamente»
inserite nell’Ordine del giorno emanato in relazione al suo congedo, ma anche per
averlo voluto presente alla cerimonia di imposizione degli alamari agli Allievi Carabi-
nieri di Chieti e per averlo delegato alla celebrazione in forma solenne della cerimonia
commemorativa della famosa «Carica di Pastrengo». E, ancora «quando stamattina,
ho reso visita, omaggio alla nostra “urna dei forti”, alla nostra Bandiera, al primo
Istituto, al massimo Istituto d’istruzione, bene, tutto è divenuto un incalzare tale di
emozioni, di fronte alle quali è prepotente ed incontenibile ormai la commozione».
Il discorso si chiude con l’impegno che nella nuova dimensione che si appresta a
ricoprire a Palermo «sia il bottone dell’Arma a brillare di questa sua luce autentica,
di questa sua luce che è genuina, che è trasparente, che rifiuta calcoli, come dicevo
l’altra volta, e le riserve mentali».
I tempi in cui si sentiva ostracizzato, non molto tempo prima, dal vertice del Comando
Generale dell’Arma sembrano lontani. Il Gen. Valditara è riuscito a fargli dimenticare
le amarezze patite negli anni precedenti e, soprattutto, nel 1981 allorché era esplosa
la vicenda P2 e tra le carte del Gran Maestro Licio Gelli era stata rinvenuta la sua
domanda di adesione alla loggia segreta, alla quale mai c’era stato alcun seguito.
Valditara è colui che lo riconcilia con il vertice dell’Arma ed EGLI gliene è parti-