Page 394 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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alfonso manzo
chiosa questa introduzione con una metafora sportiva: «È meglio essere mezzofon-
disti che centometristi».
Poi, con riferimento agli omicidi eccellenti commessi nei precedenti due anni (Matta-
rella, Terranova, Costa, La Torre), EGLI li poneva in stretta relazione con l’avanzata
della mafia corleonese da un lato e dall’altro con l’attrazione della mafia palermitana
verso gli ingenti lavori edili richiesti dalla realizzazione della base missilistica di Co-
miso (RG), cui faceva da contraltare la presenza nel capoluogo siciliano di importanti
imprese catanesi. Tutto ciò con l’evidente benestare delle famiglie mafiose palermi-
tane. Sia il Questore Mandolia che il Ten. Col. dei Carabinieri Francesco Valentini
concordarono e avvalorarono la tesi sostenuta dal Pref. dalla Chiesa.
Passando al piano strettamente investigativo, il Prefetto invitò la Guardia di Finanza
a supportare le indagini di Polizia e Carabinieri, mentre questi ultimi, a loro volta,
390 avrebbero dovuto far confluire alla G. di F. elementi utili per le indagini fiscali, con
lo scopo di conseguire elementi probatori tali da evitare sentenze di assoluzione nei
confronti degli imputati.
Il Procuratore della Repubblica, benché le indagini rientrassero nella sua esclusiva
competenza, si limitò, sembrerebbe anche timidamente, a richiedere che l’esito delle
indagini venisse trasmesso dagli organismi di polizia giudiziaria solo a conclusione
delle investigazioni, anziché a indagini in corso. Non sembra un grande contributo
alla strategia di contrasto che il Pref. dalla Chiesa stava già attuando, ad appena un
mese dal suo insediamento.
Come sua abitudine, il Prefetto si soffermò su un cardine di ogni suo piano di batta-
glia, appreso sul campo sin dagli albori del suo percorso professionale, probabilmente
dai tempi della resistenza ai nazi-fascisti a San Benedetto del Tronto: il massimo
riserbo, soprattutto con gli organi di stampa, ma anche attraverso la delega «soltanto
a pochi e scelti collaboratori della responsabilità di notizie che debbono rimanere
segrete». Infine, le disposizioni al Vice Questore Dirigente dello scalo aereo e marit-
timo: verificare i movimenti nel porto e nell’aeroporto, annotando la ripetitività degli
spostamenti di persone e mezzi, effettuando severi controlli sui tir e sui container.
La stessa attività di controllo avrebbe dovuto essere garantita dalla polizia stradale.
Dopo due ore, la riunione si concluse.
Il primo giugno 1982, il Prefetto dalla Chiesa incontrò ufficialmente il Sindaco di
Palermo, Nello Martellucci. La cronaca locale riferisce di una visita svoltasi in un
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clima di grande cordialità. In realtà, il Prefetto dalla Chiesa, come racconta suo
figlio Nando , non era assolutamente intenzionato a recarsi in visita ufficiale presso
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il Comune di Palermo. Ma perché?
Per tentare di dare una risposta a tale domanda, occorre ritornare al marzo 1982,
allorquando iniziarono a diffondersi le voci circa la nomina del Gen. dalla Chiesa a
Prefetto di Palermo. In un articolo del 30 marzo, su «Il Resto del Carlino», il Sinda-
co Martellucci, democristiano della corrente di Salvo Lima , sosteneva che parlare
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ancora allora di mafia significava voler criminalizzare a tutti i costi un’intera popo-
lazione e il potere politico che essa democraticamente esprime, facendo sospettare
chissà quali connivenze. Aggiunse inoltre che sarebbe stato più corretto parlare di
criminalità organizzata al cui contrasto, da lungo tempo, si impegnavano quoti-
dianamente i rappresentanti dello Stato, come dimostravano gli omicidi eccellenti
del Procuratore Pietro Scaglione, del Procuratore Gaetano Costa, del Capo della
Squadra Mobile Boris Giuliano, del magistrato Cesare Terranova, del Presidente
della Regione siciliana Piersanti Mattarella, del Capitano dei Carabinieri Emanuele
10 Tratto dal «Giornale di Sicilia» del 2 giugno 1982.
11 N. dalla Chiesa, Delitto imperfetto, Mondadori, Milano 1984.
12 Ucciso da un commando mafioso il 12 marzo 1992.