Page 218 - Carte Segrete dell'Intelligence Italiana il S.I.M. in archivi stranieri
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impiegati e del Capo Missione, in modo da agevolare l’impresa oppure erano
loro stessi che aprivano le casseforti, prendevano i documenti e li rimetteva-
no in seguito al loro posto. Fare il calco non era certamente operazione facile,
ma molto spesso vi riuscirono sfruttando momenti molto particolari: Greffi
ricordava, ad esempio, che per l’Ambasciata d’Egitto le chiavi della cassaforte
furono sottratte da un cameriere mentre il responsabile faceva le sue abluzioni in
bagno.
Nel primo caso, cioè la presa del calco in cera, era Talamo in persona che
eseguiva l’operazione, mentre una squadra di sottufficiali attendeva il maggio-
re fuori l’edificio, assicurando un servizio di antisorveglianza per monitorare
chiunque fosse nelle vicinanze o stesse per entrare nei locali diplomatici. Ov-
viamente prima di accedere alla sede dell’ambasciata, il terreno veniva prepa-
rato con grande accuratezza, sulla base delle informazioni fornite dal contatto
interno e verificate per quanto possibile negli orari, ingressi e uscite del perso-
nale diplomatico e domestico. Talamo stesso sovraintendeva ai minimi dettagli
lasciando un ruolo subordinato ma non meno importante ai collaboratori.
La riproduzione dei documenti era poi effettuata nei locali del Ministero
della Guerra con modalità i cui dettagli, si legge nel documento americano,
erano stati riferiti da un precedente rapporto inviato sull’argomento… e che non è
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24 Accanto a questa giunto a noi ; anche in questa fase Talamo sorvegliava personalmente l’ese-
frase vi è un’anno-
tazione a matita: cuzione del lavoro.
previous report ne- Al maresciallo Greffi, come accennato, era stata assegnata l’Ambasciata del
ver received.
Belgio presso la Santa Sede dal 1935 al 1939: secondo le sue dichiarazioni, la
frequenza delle operazioni fotografiche era trimestrale ma nel 1937 furono rea-
lizzate solo due missioni di rilievo, grazie alle quali cifrari e documenti furono
rimossi dalla cassaforte dell’ambasciata e fotografati dallo stesso Talamo.
Il materiale era stato fornito dal contatto interno, un certo Angelo Governare
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25 Questo è il nome o Governale: in entrambi i casi Talamo aveva fornito un duplicato delle chiavi
scritto sul docu-
mento americano. della cassaforte e il contatto aveva personalmente provveduto alla sottrazione
26 Le date indicate dal dei documenti e al loro riposizionamento. Ambedue le operazioni furono ese-
Greffi e dal Morat-
ti non corrispon- guite, nei ricordi del Greffi, in orario pomeridiano, fra le 17.00 e le 18.00. Una
dono: quest’ulti- volta terminata l’attività, il secondo mazzo di chiavi era stato riconsegnato a
mo parla del gen-
naio, febbraio 1942 Talamo che aveva l’abitudine di conservare personalmente tutte le copie delle
mentre il Greffi in-
dica la data di con- chiavi delle casseforti diplomatiche.
tatto nell’agosto, Nel 1940, al momento della dichiarazione di guerra, il Greffi dovette però
settembre 1940.
cambiare ‘obiettivo’ e fu assegnato all’ambasciata inglese presso la Santa Sede.
Egli riuscì ad avvicinare, nell’agosto e nel settembre 1940, due italiani che vi
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lavoravano, Pompilio Morrucci (o Morucci) e Livio Moratti che furono in se-
guito intervistati da Talamo ma questa volta alla presenza del Greffi.
Morrucci non sembrò molto interessato alla proposta e probabilmente non
lavorò mai per il S.I.M., secondo il Greffi. Moratti, invece, che ebbe cinque o sei
incontri con Talamo, accettò di collaborare.
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