Page 223 - Carte Segrete dell'Intelligence Italiana il S.I.M. in archivi stranieri
P. 223

furono i contatti per conoscere la reale portata del Servizio ‘amico’: risulta in-
                     fatti, da documenti successivi, che la rete spionistica tedesca era ben conosciuta
                     e non solo attraverso le informazioni dedotte dalla collaborazione tra alleati.
                        Perozzi ebbe maggior successo con la penetrazione nell’ambasciata giappo-
                     nese attraverso il capo degli uscieri, un certo Alessandro Mutta o Motta, il qua-
                     le aveva fatto una copia di tutti i rapporti e decifrato tutti i messaggi che erano
                     stati battuti a macchina per la Segreteria dell’Ambasciatore. Questi documenti
                     venivano passati al controspionaggio del S.I.M. che li inviava all’Istituto per
                     il Medio ed Estremo Oriente di Napoli, dove venivano rapidamente tradotti e
                     prontamente restituiti a Roma.
                        Un altro testimone, il maresciallo Roldo, ebbe modo di dichiarare che era
                     stato membro della ‘Squadra P’ dal 1935 al 1943, quindi per tutto il periodo di
                     vita del reparto. Aveva avuto come compito la penetrazione delle ambasciate
                     di Spagna, Portogallo e Svezia.

                        Per quanto riguardava l’Ambasciata spagnola nonostante un buon contat-
                     to interno, Giuseppe Materazzi, la ‘Squadra’ non riuscì a conseguire risultati
                     soddisfacenti soprattutto per il buon sistema di sicurezza adottato da tutto il
                     personale diplomatico.
                        Successi si ebbero, invece, con i portoghesi, attraverso Giovanni Conti, per
                     la sede diplomatica e Stanislao Fazzi, o Fazi, impiegato nella residenza pri-
                     vata del Capo Missione. Nonostante i portoghesi avessero prudenzialmente
                     cambiato sistema di cifratura nel 1938, Talamo e i suoi uomini furono in grado
                     di violare i nuovi codici proprio sulla base della conoscenza che avevano dei
                     precedenti…
                        Buoni risultati furono raggiunti con la penetrazione nell’Ambasciata della
                     Svezia attraverso Emilio Boffi e la sua amante svedese, una certa Margherita
                     (della quale il Perozzi non conosceva il cognome), che fu convinta dall’italiano
                     a battere copie in più dei rapporti riservati a beneficio del S.I.M.




                     2. I fratelli Costantini e la loro lunga e strana carriera come infor-
                        matori

                        Il quarto testimone, il maresciallo Perrini, fu membro della Squadra ‘P’ dal
                     1935 al 1940, quando lo sostituì il maresciallo Pacifici. Suo compito consisteva
                     nel penetrare l’ambasciata inglese presso il Quirinale. Egli riuscì, poco dopo
                     essere entrato nel Servizio, ad avere un contatto utile, un certo Costantini, che
                     lavorava da tempo in quella sede diplomatica. Perrini, nella sua dichiarazione,
                     non ne riferisce il nome di battesimo: comunque si trattava di Secondo Costan-
                     tini. Per quanto noto, alcune operazioni furono sporadicamente condotte tra il
                     1935 e i 1940 e organizzate direttamente da Talamo che concordava appunta-
                     menti con il Costantini fuori la sede dell’ambasciata. I documenti e i cifrari gli






                                                           Il s.I.M. per l’estero e all’estero                 223
   218   219   220   221   222   223   224   225   226   227   228