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Quando fu contattato, Livio Moratti era cameriere alle dipendenze del mag-
giordomo, Mr. May, al servizio dell’ambasciatore inglese presso la Santa Sede
dal 1938.
Il Moratti era nato il 17 febbraio del 1912 in un paesino in provincia di Udine,
da famiglia modestissima: quando fu interrogato nel 1944 dal controspionag-
gio inglese e italiano, fu considerato di normali caratteristiche. Altrettanto era
riportato sulla sua scheda personale, redatta all’epoca dall’ufficiale del S.I.M.
interrogante, ove fu annotato un ulteriore giudizio: discreto simulatore. 27 27 AUSSME, Fondo
Una vita normale e banale, si potrebbe dire: dal 1934 al 1936 aveva presta- S.I.M., 1^ Divisio-
ne.
to servizio nell’Esercito, 8° Reggimento Genio; congedato in quell’anno, era
andato a Roma, dove aveva trovato lavoro come cameriere, prima in alcuni
ristoranti e in seguito in case private, cambiando alcuni datori di lavoro, fino
al 1938, quando dovette lasciare il suo impiego poiché si trovava in una fami-
glia di origini ebree e questo non era permesso dalle Leggi Razziali appena
promulgate. Attraverso un’agenzia aveva allora trovato lavoro all’Ambasciata
inglese presso la Santa Sede in Via Mercadante 36, dove vi erano altri camerieri
italiani. Nel gennaio 1941 l’Ambasciata si trasferì in Vaticano per lo scoppio
della guerra, con tutto il personale, anche domestico.
Secondo le sue stesse dichiarazioni, nel gennaio o febbraio del 1942, un gior-
no in cui era libero dal servizio, nei pressi della Stazione ferroviaria, fu avvici-
nato da un certo ‘Signor Nuvolari’, cioè il maresciallo Greffi, che dopo averlo
convinto lo condusse presso il Comando dei Carabinieri di Via del Viminale
dove fu ricevuto da un signore in borghese, dall’accento meridionale: dettaglio
riferito dallo stesso Moratti in un interrogatorio reso al controspionaggio del
S.I.M., nella persona del maggiore Guido Ripoli. Lo aveva ricevuto proprio 28 Il maggiore Ripo-
28
Manfredi Talamo, che, originario della provincia di Napoli (Castellamare di li era a capo del
Gruppo C.S. del-
Stabia), aveva mantenuto l’accento caratteristico. la Sezione ‘Bonsi-
gnore’. Prima del-
Fu chiesto al Moratti di asportare alcuni documenti che erano custoditi nei l’8 settembre 1943,
locali della ambasciata per consegnarli ‘in prestito’ per un’ora, un’ora e mezzo; aveva diretto l’Uf-
ficio ‘I’ del Coman-
inoltre gli fu chiesto di provare, con alcune chiavi che gli sarebbero state conse- do della 11^ Arma-
ta e dopo l’armisti-
gnate, se una certa cassaforte poteva essere aperta. Il Moratti nel suo interroga- zio era stato invia-
to in Sardegna, uf-
torio riferisce di avere avuto una ‘certa riluttanza’ ad accettare l’incarico. Poi le ficialmente nel set-
sue remore erano cadute di fronte al senso patriottico della vicenda… ma anche tore logistico ma
in realtà integrato
e soprattutto per l’interessante ricompensa in denaro, secondo la personale opi- nell’attività infor-
mativa.
nione del Greffi condivisa dal maggiore Ripoli.
Moratti si attivò e, ricevuto il duplicato delle chiavi, provò con successo; la
settimana successiva, alle sei del mattino, portò ad una macchina che l’atten-
deva vicino a Piazza San Pietro ben tre cifrari ‘dalla copertina rossa’, come da
lui precisato. Dopo un’ora e mezza i preziosi documenti gli venivano restituiti
e egli provvedeva a riporli nella cassaforte.
Moratti non ebbe altri incarichi fino all’aprile del 1943 quando gli fu chiesto
di trovare alcune tabelle di cifratura e di sopracifratura: le trovò e con altri
Il s.I.M. per l’estero e all’estero 219