Page 343 - Carte Segrete dell'Intelligence Italiana il S.I.M. in archivi stranieri
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smittente molto attiva. A Losanna, oltre ai ‘diplomatici’, operavano anche altri
agenti italiani che erano in contatto con i servizi tedeschi. A Zurigo c’era un
omonimo dell’addetto militare, Carlo Bianchi, Presidente della Camera di Com-
mercio italiana, importatore di sete, incaricato dello spionaggio commerciale:
gli americani sospettavano che si occupasse anche di commercio di armi.
A Friburgo Carlo Avanzo, corrispondente consolare fino al 1938, aveva or-
ganizzato il Fascio locale e manteneva stretti contatti con la rappresentanza
diplomatica a Berna; per tutta la Svizzera vi erano vari altri agenti dislocati sul
territorio: nei documenti, una lunga accurata lista con indirizzi e professioni.
Erano anche elencati i luoghi dove gli agenti, diplomatici e non, si incontra-
vano. Ad Ascona, nella casa di uno dei leader del Partito nazista in Svizzera,
M.me van Kyck; a Basilea, nella Casa d’Italia al n. 27 della Johannvordt-Stras-
se; a Ginevra in tre posti diversi, a Place des Augustins, nel caffè gestito da
Domenico Caffaro, al Café Glacier Kursaal, di cui era proprietaria l’italiana
Mariette Poletti e all’hotel La Résidence. A Locarno fungeva da luogo d’incon-
tro la Pensione Ingeborg, gestita da uno svizzero e frequentata anche da agenti
tedeschi.
Non mancavano nell’elenco degli agenti italiani anche dei diplomatici sviz-
zeri: Xavier Demeyer, dell’ambasciata svizzera ad Ankara, poi trasferito a Ber-
na; Ernst Locher, console svizzero in Batavia e che era stato condannato per
spionaggio nel 1937; un certo Meister, ex cancelliere della legazione svizzera a
Dakar e anche lui processato per spionaggio a favore di italiani e tedeschi.
Dopo il 25 luglio il Centro C.S. di Lugano aderì immediatamente al governo
Badoglio, riaffermando questa scelta di campo dopo l’armistizio. In quei 182 AUSSME, Fondo
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convulsi giorni, così come a Brindisi si riorganizzava il S.I.M., anche in Sviz- S.I.M., 1^ Divisio-
ne.
zera riprese a operare un Centro informativo fedele al governo di Badoglio.
Dopo la caduta di Mussolini, il controspionaggio italiano fornì alla controparte
inglese importanti informazioni anche sui tedeschi.
Due telegrammi, uno del 1° gennaio e un secondo del 18 gennaio 1944 della
ricostituita Sezione ‘Bonsignore’, diretta dal maggiore Dotti, autorizzava Eu-
genio Piccardo a Lugano, Umberto Dermidoff a Berna e Pietro Verri (v. sopra)
a Losanna, a riprendere in pieno la loro attività, questa volta contro un nuovo
obiettivo e in massima collaborazione con gli alleati: lo spionaggio tedesco.
Dovevano tenere i contatti con la Centrale tramite i collegamenti alleati,
comunicando rapidamente notizie circa il lavoro svolto o in corso. Denari (te-
nente colonnello dell’Esercito, che era già stato capo Centro a Zara), Piccardo e
Verri dovevano collaborare direttamente con l’intelligence britannica, mentre
Dermidoff poteva lavorare in modo autonomo.
Per l’attività informativa e per gli assegni degli operatori furono preventiva-
ti, in accordo con gli alleati, 50.000-55.000 franchi svizzeri mensili di cui 25.000
per stipendi al personale e 30.000 per agenti e fiduciari: una cifra notevole per
quei difficili tempi.
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