Page 344 - Carte Segrete dell'Intelligence Italiana il S.I.M. in archivi stranieri
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Il generale Tancredi Bianchi, che aveva sostituito Dermidoff a capo del con-
trospionaggio, avrebbe voluto mantenerne la direzione in Svizzera ma il genera-
le Messe, Capo di Stato Maggiore Generale, in accordo con gli inglesi responsa-
bili dell’intelligence italiana, nominò il tenente colonnello Denari Capo Centro
C.S. in territorio elvetico al fine di alleggerire il lavoro di Bianchi e permettergli
una maggiore cautela nel pur difficile compito informale che doveva comunque
assolvere. Denari ebbe anche il coordinamento dei contatti con la Resistenza
dell’Italia del Nord, che era stato precedentemente nella competenza del Bian-
chi. Gli inglesi motivarono ufficialmente la decisione ritenendo inopportuno
che un addetto militare svolgesse attività ‘non consentite’ dal suo status.
Denari si ‘mimetizzò’ come addetto commerciale e comunicava con il nome
di ‘Alessandro’ con il S.I.M.; il capitano Pietro Verri, invece, continuò il suo
lavoro a Lugano, come Vice Console .
183
183 AUSSME, Fondo Facevano parte del Centro ufficiali e sottufficiali dei Carabinieri che ave-
S.I.M., 1^ Divisio- vano già operato nei Centri di controspionaggio in Svizzera, ai quali si era
ne.
aggiunto il capitano di vascello Antonio Di Somma. Alcuni ex appartenenti
al Centro che non avevano aderito al governo monarchico, erano stati ‘neu-
tralizzati’: due furono arrestati in Svizzera mentre un terzo venne denunciato
al Comitato di Liberazione dell’Italia settentrionale per un possibile arresto a
Milano dove era fuggito.
Tancredi Bianchi, sollevato da incombenze nel settore informativo, conti-
nuava però l’azione importante di contatto con il movimento di resistenza de-
gli internati (oltre che con i rappresentanti di partiti politici italiani in quel mo-
mento in Svizzera), anche perché era l’unico ufficiale autorizzato dalle autorità
locali a farlo. Nei giorni successivi all’8 settembre 1943 erano, infatti, affluiti
nella Confederazione Elvetica molti militari provenienti dai confini francesi.
Furono tutti internati in campi di concentramento. Molti di loro fecero sapere
che desideravano porsi al servizio degli Alleati per missioni di carattere infor-
mativo o per dare vita a nuclei partigiani che potessero agire soprattutto nelle
valli piemontesi.
Sia Denari che Verri, considerato il crescente numero di richiedenti ma non
potendo prendere iniziative, decisero di rivolgersi alle autorità militari alleate
e all’addetto militare americano, generale Lee, al suo vice e all’inviato con pie-
ni poteri dal presidente Roosevelt, Dallas; contattarono anche l’addetto milita-
re inglese, generale Cottrvait. I rapporti di collaborazione erano buoni e così,
con la fiducia degli alleati, riuscirono ad organizzare una rete informativa che
venne assumendo rispettabili proporzioni. Un gruppo di circa venti elementi,
ad esempio, riuscì a lasciare la Svizzera nel giugno 1944, con documenti falsi e
fondi forniti dagli alleati, per operare nell’Italia occupata dai tedeschi.
Anche l’addetto aeronautico, generale Marchesi, collaborò con il Centro
C.S. lavorando nella stessa direzione di Denari e Verri, formando altri piccoli
gruppi che, infiltrati nell’Italia Settentrionale, riuscirono a dare agli alleati sod-
disfacenti notizie.
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