Page 338 - Carte Segrete dell'Intelligence Italiana il S.I.M. in archivi stranieri
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quale però non disponeva di molte notizie: riteneva che l’AGIP, la compagnia
petrolifera italiana, fosse una delle coperture per quegli agenti, così come lo era
stata in Eritrea. A Fiume e a Trieste le attività dell’O.V.R.A. per i Balcani erano
strettamente connesse con le rispettive Prefetture.
Per tornare all’intelligence militare, gli inglesi notavano, sintetizzando, che
questa aveva operato attraverso tre canali principali: i Centri e i sub-Centri del-
la Sezione ’Calderini’, competenti per l’attività offensiva; i Centri e i sub-Centri
della ‘Bonsignore’, per il controspionaggio; gli Uffici Informazioni Militari del-
le Armate e dei Reggimenti. Oltre a questo c’erano i rappresentanti del S.I.S.
e del S.I.A., indipendenti dagli altri canali. Gli inglesi del S.I., nel rapporto,
ammettevano di avere di questi ultimi poche notizie, ma giudicavano il loro
lavoro di minore importanza; chi ne sapeva di più in merito, era il N.I.D. (Naval
Intelligence Department).
Si erano resi ben conto che l’organizzazione dei Centri e degli Uffici ‘I’ subi-
va continue modificazioni e che, verso la fine del 1942 e gli inizi dell’anno suc-
cessivo, l’attività offensiva era aumentata notevolmente, come lo era il numero
degli agenti impiegati: il che era vero. Il 1942 e il 1943 erano stati anni ‘chiave’
per l’organizzazione del S.I.M., in Italia ma soprattutto all’estero e nei territori
coloniali e di occupazione.
Per comprendere la correttezza di queste affermazioni inglesi bisogna ricor-
dare che erano stati attribuiti al S.I.M., finalmente, il coordinamento e la dire-
zione tecnica del servizio di controspionaggio preso gli Uffici’I’ dei Comandi
Superiori delle Forze Armate in Albania, nell’Egeo, in Africa settentrionale e
delle Armate operanti nei territori d’occupazione ed era stato unificato nel Ser-
vizio il controspionaggio per tutte le Forze Armate.
Un numero di sotto-Centri nei Balcani erano stati elevati a Centri: non era
noto agli inglesi che Amé, in quell’anno, potendo finalmente dirigere tutto il
controspionaggio italiano (il 10 ottobre 1941 Mussolini aveva ordinato che dal
15 successivo il controspionaggio militare fosse accentrato nel S.I.M.), aveva
deciso di sviluppare i Centri C.S. verso quegli stati dell’Europa sud-occidentale
balcanica: erano zone che insieme al Mediterraneo erano di notevole interesse
per l’Italia ma che rappresentavano, rispetto ai territori dell’Africa settentrio-
nale (in mano a francesi, inglesi e americani) quelle di più facile penetrazione,
176 AUSSME, Dia- lungo linee di minore resistenza… 176
rio Storico della
Seconda Guerra Il controspionaggio si stava dunque espandendo nonostante la cronica ca-
Mondiale, b. 1407. renza di risorse finanziarie. Nell’aprile 1943 era stato riorganizzato il contro-
spionaggio in Albania, dopo essere stato affidato per quattro anni, quasi inte-
gralmente, agli Uffici ‘I’: si era reso indipendente dalle truppe combattenti con
la creazione di un Centro C.S. a Tirana; il sotto-Centro di Spalato era divenuto
Centro, mentre quello di Zara era stato ridotto a sotto-Centro.
Gli inglesi non disponevano di molti elementi riguardo a questa evoluzione
ordinativa e non avevano ben compreso, ancora nel 1944, il perché dell’aumen-
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