Page 37 - Carte Segrete dell'Intelligence Italiana il S.I.M. in archivi stranieri
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na parte delle risorse finanziarie dal S.I.M. per il loro lavoro informativo non
palese. Questo succedeva perché nella loro attività istituzionale, quegli uffi-
ciali apprendevano molte notizie che interessavano gli aspetti militari e poli-
tici degli Stati presso i quali erano accreditati; era chiaro che per il loro status
diplomatico-militare, sancito da norme internazionali, rimaneva difficile cono-
scere qualcosa in più di quello che il Governo ospitante permetteva ma erano
comunque in buona posizione per acquisire qualche dettaglio ‘particolare’. Le
notizie fornite, anche se non propriamente ‘sensibili’, erano comunque utili al 27 Tripiccione usa la
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Servizio Informazioni: forse non erano sufficienti per una più penetrante co- parola segrete.
noscenza dei progetti militari dello Stato oggetto di osservazione ma integrate
con altre avevano una loro costante valenza per ottenere il quadro desiderato.
La questione dell’attività informativa degli addetti militari è sempre stata
delicata e ha avuto alterne vicende: in alcuni periodi è stato loro richiesto di
svolgerla mentre in altri è stata loro proibita; in altri ancora è stato consigliato
di non “esporsi troppo”…
La raccolta delle notizie riservate era affidata dunque ai Centri all’estero
istituiti in veste segreta. Mentre l’ufficio dell’addetto militare era in genere co-
stituito da un ufficiale e un segretario, quasi sempre un sottufficiale, i Centri
segreti contavano su due o più ufficiali di Stato Maggiore, senza personale
alle dipendenze. Questi Centri erano istituiti normalmente in grandi capitali,
importanti scali marittimi o centri commerciali di rilievo, dove gli ufficiali po-
tevano assumere coperture di vario genere, da impiegati di banca o di aziende,
corrispondenti di quotidiani o personale impiegatizio delle ambasciate, com-
mercianti etc. Era evidente che questi Centri non sarebbero stati molto redditi-
zi nei primi tempi di attività, perché occorreva tempo per orientarsi, conoscere
perfettamente la lingua, ottenere la fiducia di possibili contatti e analizzare in
modo corretto la situazione.
Tripiccione poneva l’accento proprio su questo aspetto e per lui i Centri oc-
culti dovevano acquisire notizie segrete per via indiretta, per mezzo di interposta
persona, di sicura fiducia e possibilmente in alta posizione sociale o fiduciari…
La figura dei fiduciari era considerata molto importante: erano soggetti che
non ricevevano alcun compenso e collaboravano con il Servizio Informazioni
solo perché animati da vivo sentimento patriottico. Di queste persone i Centri si
servivano, generalmente, per individuare possibili agenti e reclutare elementi
idonei a operare in tempo di guerra.
Naturalmente i Centri all’estero avevano un costo rilevante: il loro rendi-
mento, comunque, dopo un certo periodo di assestamento era di grande valore
informativo ed essenziale alla ricerca di notizie riservate, anche per le finalità
del controspionaggio.
Principio elementare ma fondamentale era che i Centri non dovevano con-
servare al loro interno alcun documento di carattere compromettente (cifrari,
appunti…). Al massimo, se ne avevano la necessità, dovevano trattenerli pres-
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