Page 58 - Carte Segrete dell'Intelligence Italiana il S.I.M. in archivi stranieri
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Ricorda Tripiccione che durante il primo conflitto mondiale vi era uno sche-
ma fisso da seguire negli interrogatori che era adoperato anche quando non
erano presenti ufficiali interpreti in numero sufficiente ed era necessario ricor-
rere a personale non specificamente addestrato. Gli schemi fissi, però, erano
adottati solo per le Sottosezioni di artiglieria e aviazione. Erano comunque
poste domande assai minuziose e spesso si ottenevano interessanti risultati.
Altra fonte notevole erano i documenti e come tali si intendevano tutti gli og-
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41 Sottolineato nel te- getti che venivano trovati su prigionieri e disertori, su caduti e nelle trincee.
sto originale.
Anche nei Comandi abbandonati e sui campi di battaglia era possibile trovare
oggetti di notevole interesse. Tripiccione sottolineava che con la dicitura do-
cumenti non si dovevano intendere solo ‘carte’ e ripeteva questo particolare
poiché era invalso l’uso, nella Grande Guerra da parte di molti militari di ogni
ordine e grado, di fare delle raccolte personali di oggetti tolti al nemico o rac-
colti sui campi di battaglia: anche un piccolo frammento di un nuovo proietto
poteva invece favorire gli studi tecnici competenti e rivelare qualcosa.
Mentre la raccolta di documenti era compito di tutti i militari, la loro valu-
tazione era invece un esclusivo compito degli Uffici Informazioni d’Armata
perché dotati di personale espressamente addestrato. Non era possibile dare
regole fisse per l’analisi dei vari documenti e bisognava pertanto affidarsi
all’esperienza di coloro che li studiavano e che dovevano possedere speciali
doti di competenza, ordine e prontezza.
I documenti si dividevano in due specie: quelli di servizio e quelli di ca-
rattere privato (lettere appunti diari etc.), ed erano considerati tutti redditizi,
anche se in essi erano contenuti frammenti informativi, perché concorrevano
comunque al completamento di quanto già esistente negli archivi. Le più utili
erano quelle di militari che avevano recapiti e timbri di posta militare. Molta
attenzione però doveva essere fatta nel valutarne l’autenticità per non essere
vittime di disinformazione.
Tripiccione terminava l’esame delle fonti analizzando l’uso dell’aviazione
nell’attività informativa e le intercettazioni telefoniche.
10. L’aviazione come strumento di raccolta informativa
L’impiego dell’aviazione per la specifica attività era allora di esclusiva com-
petenza dell’Ufficio Informazioni del Comando Supremo e degli Uffici Infor-
mazioni dei Comandi d’Armata ai quali era devoluta la sorveglianza della zona
di operazione delle Grandi Unità nemiche che fronteggiavano l’Armata stessa.
Alle squadriglie poste alle dipendenze, per l’esigenza o in modo permanente,
dell’Ufficio Informazioni del Comando Supremo competeva esclusivamente la
ricognizione strategica lontana; quindi l’aviazione di cui disponeva quell’Uf-
ficio Informazioni aveva compiti più limitati ma più precisi e meno continui.
Per esempio poteva venire impiegata per conoscere la dislocazione di grandi
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