Page 55 - Carte Segrete dell'Intelligence Italiana il S.I.M. in archivi stranieri
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Il terzo principio prevedeva che il lavoro dovesse basarsi su direttive molto
                     chiare, su precise intese e su permanenti contatti tra Autorità militari e go-
                     vernative e organi di propaganda affinché l’attività non degenerasse in azioni
                     controproducenti che potevano pregiudicare i risultati finali. Questo principio,
                     in passato, era stato scrupolosamente seguito in Inghilterra: infatti, Lord Nor-
                     thcliff, prima di assumere decisioni in materia, sottoponeva la questione a Lord
                     Balfour, il Ministro degli Esteri, che rispondeva per iscritto dopo essersi con-
                     sultato con l’Ammiragliato e il Comando Supremo in Francia. Evidentemente
                     le consultazioni potevano avvenire in un intervallo temporale tollerabile per
                     non inficiare quelli dell’azione…
                        Tripiccione ricordava che l’idea di una Lega delle Nazioni, quale strumento
                     da sfruttare a fini di propaganda, era stata lanciata proprio da Lord Northcliff
                     e, secondo la sua opinione, era servita soprattutto a scopi degli inglesi. Non
                     bisogna dimenticare che nel periodo in cui il generale scriveva le sue dispen-
                     se, l’Italia era membro della Società delle Nazioni, un consesso al quale non
                     risparmiava critiche; frizioni che uscirono allo scoperto quando l’Italia attaccò
                     l’Etiopia, e fu l’oggetto di sanzioni.
                        Per Tripiccione, l’elemento base per la riuscita di questo strumento di lotta era
                     di servirsi di fatti veri da interpretare opportunamente dopo aver scelto quali
                     rendere di pubblico dominio sia all’interno, per le proprie truppe, sia all’ester-
                     no per quelle nemiche.




                     9. Tra le fonti del Servizio Informazioni: i prigionieri

                        I prigionieri sono sempre stati considerati tra le fonti più redditizie per un
                     Servizio Informazioni. L’interrogatorio era di competenza di organi diretti del
                     servizio cioè degli Uffici Informazioni dei Comandi di Armata.  39             39   Anche  il  Ronge  ri-
                        Bisognava iniziare la raccolta delle informazioni, in grande stile, prima an-  corda l’uso dei pri-
                                                                                                      gionieri  come  fon-
                     cora dello sgombero e dell’avviamento dei prigionieri nei campi di concentra-    ti di notizie nel suo
                                                                                                      volume, cit., p. 118.
                     mento.
                        L’interrogatorio doveva avvenire immediatamente dopo la cattura, cioè in
                     quella fase in cui il prigioniero si trovava in particolari condizioni di vulnera-
                     bilità psico-fisica. Era necessario altresì che essi non fossero interrogati prima
                     di arrivare agli Uffici Informazione dei Comandi di Armata, eccezion fatta in
                     presenza di un gran numero. In questo caso qualcuno di loro poteva essere
                     trattenuto presso i Nuclei d’informazioni reggimentali e gli Uffici divisionali.
                     Gli interrogatori presso i nuclei reggimentali o divisionali avevano ragione di
                     essere condotti solo in funzione delle operazioni in corso.
                        Tripiccione si soffermava sulle norme base di un interrogatorio di prigio-
                     nieri o disertori (ai fini del Servizio non vi era differenza tra gli uni e gli altri),
                     attività di carattere assai delicato per la quale occorreva una specifica prepara-
                     zione. Chi interrogava doveva essere perfettamente orientato sul nemico, sia per





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