Page 171 - Conflitti Militari e Popolazioni Civili - Tomo I
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          aCta
          Barbaro – nella città ci fu il panico, nonostante i tentativi di nascondere la sconfitta all’arrivo
          dei superstiti (“ 26 galee et 9 palandarie”) “a 28 dezembrio” .
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             in quei giorni rientrarono a istanbul anche le galee con i vincitori di Cipro ed i prigionieri,
          e con la pelle impagliata del governatore Marcantonio Bragadin.
             Fu conservata in arsenale e trafugata da un veneziano; qualche tempo dopo tornò a Ve-
          nezia: è nella chiesa di s. Giovanni e Paolo, cimitero degli uomini illustri di Venezia. a lui
          è ispirato un testo teatrale di Valerio Fuligni, “Bragadino”, dedicato al duca di Urbino Fran-
          cesco I della Rovere, presente a Lepanto; e uno di Vincenzo Giusti “Irene”, dedicato alla
          moglie del governatore, del 1579 .
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          la cOstruziOne del ricOrdO
             Se ad istanbul si hanno scene di disperazione, decisamente diversa è la risposta del popo-
          lo e delle classi dirigenti nei paesi e nelle città della lega.
             La flotta rientra a Messina, che rende onoranze e feste a D. Giovanni, già accolto con ce-
          lebrazioni all’atto del suo arrivo con la costruzione di un pontile a mare e un arco di trionfo,
             il senato messinese decretò di innalzare una statua al Comandante della lega e di chiama-
          re “via d’Austria” una strada che si stava costruendo in contrada Amalfitani.
             A Messina il Nunzio consegnò a D. Giovanni, quali doni del papa “una Berretta ducale et
          uno stocco” in una cerimonia cui seguì una cavalcata in città .
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             la statua in bronzo, opera di adrea Calamech, scrittore e architetto di Carrara, riporta sul
          basamento le mappe dei luoghi della battaglia e alcuni distici dettati dal Maurotico, storico e
          matematico messinese  .
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             Palermo non fu da meno. Invitò D. Giovanni che arrivò il 10 di gennaio 1572. Durante la
          sosta a Marsala, però, fece colmare il porto dell’antica Lilibeo per paura che fosse preso dai
          turchi di Barberia, distanti appena 60 miglia. Per sdebitarsi lasciò uno stendardo al monastero
          di S. Gerolamo .
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             Passò poi a Napoli: il riposo del guerriero, con donne e feste.
             L’avvenimento di Lepanto fu celebrato in tutto il Mediterraneo cristiano, con poemi, can-
          ti, musiche .  Tuttavia, a causa dell’alfabetizzazione piuttosto modesta, il popolo preferì le
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          manifestazioni di piazza alla produzione letteraria, le cose cose da vedere piuttosto che quelle
          da sentire..


          41    Relazioni degli ambasciatori veneti al senato. Costantinopoli, 1571 – 1573. Diario di prigionia, pag.161-176
          42  Studium, 2006, n.4, pag. 313-314
          43   G. Arenaprimo, “La Sicilia nella battaglia di Lepanto”, Pisa, 1886, e “Il ritorno e la dimora a Messina di
              D. Giovanni d’Austria e della flotta cristiana dopo la battagòia di Lepanto”, in Archivio Storico Siciliano,
              1903, pag 73-117 e 86, n.1, dov’è citato Fernandez Duro, “Tradiciones infundadas”, Madrid 1888, pag. 574.
              Lo stocco dovrebbe essere al Museo Navale di Madrid.
          44  S. Crinò, “Le mappe geografiche della battaglia di Lepanto che trovansi a Messina nei prospetti del basa-
              mento marmoreo della statua di D.Giovanni d’Austria”, in Archivio Storico Messinese, 1905.
          45   S.Salomone Marino, “Relazione delle feste della città di Palermo a D. Giovanni d’Austria dopo la vittoria di
              Lepanto” in Nuove Effemeridi Siciliane, III, 1875.
          46   G.A.Quarti, “La battaglia di Lepanto nei canti popolari dell’epoca”, Milano 1930
              - P. Molmenti, “La battaglia di Lepanto nell’arte, nella poesia, nella storia.”, in Rivista Marittima, Fasc. II,
              1° Trimestre, Febbraio 1898
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