Page 170 - Conflitti Militari e Popolazioni Civili - Tomo I
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170 XXXIV Congresso della CommIssIone InternazIonale dI storIa mIlItare • CIHm
anche da D. Garcia de Toledo, in convalescenza a Poggio, nei pressi di Pisa – hanno auto
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numerosi analisti, uomini di mare o storici. a quelli già indicati quali autori di volumi possia-
mo aggiungere il contrammiraglio G. Gavotti , ma non dice niente di nuovo, appoggiandosi
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a quanto scrive il suo collega francese, comprese le illustrazioni di fasi della battaglia. Niente
a che vedere con il volume di Olesa – Munido sulla galera in navigazione e nel combatti-
mento .
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Il comparto specialistico dell’artiglieria imbarcata, in particolare sulle galee e galeazze
di Venezia, è stato indagato da Marco Morin che conferma quanto già chiaramente ricono-
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sciuto dai contemporanei (con eccezione del Provana) e dai moderni, ossia il fondamentale
apporto dei cannoni delle galeazze, disposti sulle fiancate delle unità .
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Non è certo secondario l’impiego delle armi da fuoco portatili da parte della truppa im-
barcata, decisamente superiore all’arco e alle frecce dei turchi, insufficienti a perforare le
corazze .
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La situazione politico-strategica del Mediterraneo dopo Lepanto è stata analizzata da
politici e storici che hanno indicato anche la tendenza dell’impero ottomano a trasferire le
sue spinte espansionistiche a terra anziché sul mare e la conseguente politica navale di Ve-
nezia .
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G. Parker ed i.a.a. thompson scrivono che
“Lepanto itself did nothing to increase the security of the West” .
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Non si può certo concordare, e J.F. Guilmartin risponde in tal senso .
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E’ vero che non ci fu lo sfruttamento del successo ed Istanbul non fu attaccata, come
qualcuno proponeva, considerata la disfatta della flotta turca e la città indifesa.
Le giustificazioni possono essere accettate, anche se – come riporta il segretario del bailo
32 Vedasi la lettera del 13 settembre, in cui la frase “(….) quel ruido del romper los espadones y el trueno del
artelleria habia de ser todo uno o muy poco meno” ha avuto distorte interpretazioni da parte di frettolosi
scrittori. CODOIN, III
33 G. Gavotti, “ La tattica nelle grandi battaglie navali da Temistocle a Togo”, Roma 1906. Il capitolo XXI è
dedicato a lepanto.
34 Madrid, 1971
35 In “Venezia e i Turchi”, Electa, Milano, 1985, pag. 211-231
36 Per i turchi è stata una sorpresa tecnica. Nella campagna del 1572 saranno presenti anche due galeazze tos-
cane.
37 C.Pasero, “La partecipazione bresciana alla guerra di Cipro e alla battaglia di Lepanto (1570.1573)”, supple-
mento ai Commentari dell’Ateneo di Brescia, 1953
J.Albi de la Cuesta, “De Pavia a Rocroi. Los tercios de infanteria española en los siglos XVI y XVII”, Balkan
Editores, Madrid 1999. In particolare il capitolo VIII, “Los tercios embarcados”
G. Chiavarello, “La battaglia di Lepanto” parte prima.: Apporto decisivo della tecnica del fuoco napoletano”,
Istituto Culturale Editoriale di Storia Patria, Napoli 1976.
I soldati imbarcati sulle galee piemontesi avevano due fucili e cariche preconfezionate; il fucile “sparato”
veniva consegnato al rematore per la ricarica.
38 F. Sassi, “La politica navale veneziana dopo Lepanto”, in Archivio Veneto, 1948-49; A. Tanborra, “Gli stati
italiani, l’Europa e il problema turco dopo Lepanto”, Firenze 1961; id, “Dopo Lepanto. Lo spostamento della
lotta antiturco sul fronte terrestre”, Firenze, 1974
39 Mariner’s Mirror, vol.64, n 1 Feb. 1978, pag. 19
40 J.F. Guilmartin, “The Tactics of the Battle of Lepanto Clarified: the Impact of Social, Economic and Political
Factors on Sixteenth Century Galley Warfare”, Naval Institute Press, Annapolis, 1979