Page 138 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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'41, il traffico di rifornimento raggiunge i suoi picchi con il trasporto dell:4/rika
Corps e delle grandi Unità del R. Esercito, sia pur con perdite sempre contenute
(4,9% del personale, 6,5-6,9% dei materiali e combustibili trasportati) (8).
Agli inizi del '41 torna peraltro alla ribalta della cronaca quel pool di 28 navi
mercantili italiane riparate negli Stati Uniti all'inizio delle ostilità, un episodio che
invero al momento attuale possiamo ricostruire dall'analisi dell'archivio privato del-
l'ammiraglio Alberto Lais, fondatore negli anni Trenta dei servizi segreti della Mari-
na e, all'epoca dei fatti narrati, addetto navale a Washington. Nel contesto di una
Ambasciata la figura dell'addetto navale rappresenta da un lato il terminale di tutta
una serie di problemi di cooperazione militare e industriale, mentre dall'altro è il
riferimento obbligato di ogni attività di intelligence (naturalmente sempre in una
prospettiva storica, sulla scorta delle mie ricognizioni archivistiche e della storiogra-
fica critica in merito) (9).
Peraltro alla figura dell'ammiraglio Lais la pubblicistica anglo-americana degli
ultimi decenni (penso soprattutto agli scritti di Montgomery Hyde, William Ste-
venson, R. Deacon, N. West e più recentemente di David Brinkley) ha attribuito
tutta una serie di pericolose avventure picaresche che sono state poi smentite addi-
rittura in sede giudiziaria ed hanno provocato, proprio in occasione della comparsa
del testo di Brinkley, Washington goes to the War (1988), una ferma presa di posizio-
ne dello stesso Stato Maggiore della Marina italiana apparsa sulle maggiori testate
statunitensi (dal «Washington Post» al «New York Time»).
Ai fini del nostro assunto vorrei !imitarmi a ricordare come l'ammiraglio Lais,
venuto a conoscenza delle trattative in corso tra l~mministrazione Roosevelt ed il
Governo inglese per la consegna delle navi italiane internate negli Stati Uniti, riuscì
a tessere pazientemente una sottile rete informativa tra le 28 unità sparse negli Stati
Uniti, ai fini del sabotaggio delle stesse da parte degli equipaggi ed evitarne così
la perdita definitiva. L'operazione scattò tra il 19 ed il 29 marzo 1941 in maniera
del tutto. silenziosa ed inosservata, tanto silenziosa che gli stessi picchetti della
Coast Guawl imbarcati su 15 di esse, poste sotto sequestro per motivi di contenzioso
civile tra armatori, nemmeno se ne accorsero.
Si evitò così il danno e la beffa che navi italiane finissero per trasportare i ri-
fornimenti previsti dalla legge del «eash and carry» tra gli Stati Uniti e la Gran Bre-
tagna; «beffato» semmai fu alla fine lo stesso presidente Roosevelt tanto più che -
come avrebbe in seguito rivelato l'addetto militare tedesco a Washington, generale
von Boettinger, che aveva decrittato il messaggio relativo - di fronte ai dubbi avan-
zati da Churchill (che le navi italiane potessero essere occultamente sabotate), il Pre-
sidente americano l'aveva escluso in maniera categorica (10)!
(8) Per un'analisi più dettagliata della situazione marittima del tempo, cfr. E. Ferrante, Il ruolo dellll
Milrintl ifiJlit.uuz nellll CimlptJgt111 tli Greci4 tra straWgill /ogistica e operativa. Rdazione tenuta al con-
vqno ci.:Italia in guerra 1940-43• (Brescia 27-30 settembre 1989), di imminente pubblicazione.
(9) Per un esame generale delle tematiche inerenti alla figura degli attachls militari, vds. A. BIAGI-
NI, «Addetti Militari. in Storill milillm d'Italia 1796-197.5, a cura del Comitato Tecnico della So-
cietà di Storia Miliwe, Roma, Editalia 1990, pp. 15-21 ed E. Ferrante, LA figura dell'adtletlo 1141Nl-
k nell'IItllia liberak in cStoria delle Relazioni Internazionali., a. III, 1987/2, pp. 209-228.
(10) Archivio privato Lais, R4pporto tli fine missione negli Stati Uniti in d4ta J giMgno 1941 e Foteign
Rlllltions o/ the Uni/ed Stata. Dip/otlllllk Papm 1941, New York 1972, 7 vol. (vol. Il, Europe pp.
802-807).
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