Page 136 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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marittimo vastissimo dove le navi italiane, durante il periodo della non-
belligeranza, erano state attirate dal fortissimo rialzo dei noli internazionali dovuto
proprio alla guerra europea, nonostante la pressione ed il controllo riavale esercitato
dalla Marina britannica (dai Paesi del Golfo Persico all'Estremo Oriente, dai porti
del Mar Nero a quelli delle colonie spagnole e portoghesi e, soprattutto, delle Ame-
riche con 28 unità riparate negli Stati Uniti, 16 in Argentina, 13 in Brasile e 10 nel
Messico).
Come racconta Dino Grandi (3), una volta appresa la dichiarazione di guerra
come un qualsiasi uomo della strada, il fiumano Giovanni Host Venturi, Ministro
delle Comunicazioni, a cui faceva capo la responsabilità della Marina Mercantile,
corse immediat~mente da Mussolini per protestare «Per questo atto di colpevole im-
previdenza» che permetteva al nemico di rendere inutilizzabile una quantità così co-
spicua del nostro naviglio, ma ricevette una risposta da cui traspare chiaramente la
teoria mussoliniana del rischio calcolato di guerra: «Non c'è da preoccuparsi - disse
il Duce in tale occasione- tra qualche giorno riavrete le vostre navi, triplicate di nu-
mero con navi francesi e inglesi».
Ma, come ben sappiamo, le cose non andarono propriamente cosl! Con questo
handicap di fondo, la guerra dei trasporti marittimi inizia nel Mediterraneo quasi
in sordina, anche se è destinata presto a diventarne, in un certo qual senso, la cifra
fondamentale. Come lamenta nelle sue memorie l'ammiraglio Cavagnari, all'epoca
Sottosegretario e Capo di Stato Maggiore della Marina: «Un ingente gravame, tanto
deprecato fin da tempi lontani, era stato posto sulla Marina Militare ed era inevitabile
di sopportame il carico: il trasporto di ingentissimi Corpi di truppe sulla sponda libica.
Si iniziò il primo, se ne fece un secondo e fu assicurato che sarebbe stato l'ultimo. Que-
sta catena, dataci da trascinare, fu saldata alle nostre membra per oltre tre anni» (4).
Proprio in funzione di questo «impegno contingente gravosissimo», sempre per
servirei delle .parole dello stesso Cavagnari, il compito principale della R. Marina
diventa la protezione ed il mantenimento delle comunicazioni marittime «con anda-
mento per meridiano» (cioè dai porti nazionali a quelli libici) ed il contrasto, o me-
glio, il tentativo di contrasto dei traffici di rifornimento avversari «con andamento
per parallelo», lungo la direttrice Gibilterra-Malta-Alessandria.
In altre parole, la lotta per il dominio delle comunicazioni marittime diventa
il fulcro della stessa guerra navale nel Mediterraneo. .
Naturalmente, quando si parla di «comunicazioni miuittime» bisogna inten-
derle nel senso limitato di linee di rifornimento militare con i vari teatri di operazio-
ne che si aprono nel corso della guerra (Libia-Egeo-Tunisia) e non nell'accezione più
vasta, più usuale nell'economia dei trasporti marittimi, di linee di traffico com-
merciale.
A differenza di quanto si era verificato nella Grande Guerra, quando il potere
marittimo era saldamente nelle mani dell'Intesa e l'Italia aveva la certezza di rima-
nere collegata al resto del mercato mondiale, dovendo tutt'al più misurarsi con i
nuovi metodi dell'insidia nemica, nel secondo conflitto mondiale invece, con la scel-
ta politica dell~eanza continentale, i traffici marittimi transoceanici (concentrati
(.3) Il Mio Paese. Ricordi autobiografici, Bologna, Il Mulino 1985, p. 586.
· (4) La Ma1in4 neU. vigilill e nel primo periodo deU. guerra in «Nuova Antologia», fase . .357, agosto
1947, p. .378.
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