Page 139 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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Se poi vogliamo rappresentarci la dinamica della lotta dei trasporti marittimi
nel Mediterraneo, possiamo delineare, attraverso una serie di variabili aggregate,
una specie di «bottom-line», cioè una specie di «saldo» delle perdite e degli aumenti
del naviglio mercantile italiano in guerra.
Da un lato abbiamo infatti una serie di variazioni in diminuzione del naviglio
esistente che agisce in funzione della formula «efficacia dell'offesa/insidia aero-
navale nemica (sulle rotte libiche nel semestre giugno-novembre 194lle perdite del
naviglio impiegato furono del9,6%, si contrassero al 7,3% nel semestre successivo
e raggiunsero il picco dell7,3% nell'ultimo semestre di lotta, agosto 1942- gennaio
1943).
Dall'altro lato abbiamo invece una serie di variazioni in aumento che agisce in
funzione della produzione cantieristica nazionale in un rapporto naviglio affonda-
to/naviglio di nuova costruzione destinato a mostrare, quasi subito, una netta e peri-
colosissima sperequazione (il rapporto in parola che nell940 si era mantenuto anco-
ra in termini accettabili di 1,6 a l, è destinato a deteriorarsi tragicamente negli anni
successivi con 6 a l nel 1941, 5 a l nel 1942 e 6,5 a l nel 1943).
Su di una tale griglia concettuale lo stesso Epicarmo Corbino, il noto economi-
sta che era stato ben dodici anni Ufficiale delle Capitanerie di Porto prima di arriva-
re alle Cattedre universitarie dell'Istituto Superiore 'di Commercio e dell'Istituto
Universitario di Napoli, imposta la sua interpretazione generale della lotta per le
comunicazioni marittime in un articolo sul prestigioso «Giornale degli Economisti»
nella primavera dell942, intitolato Gli effetti della guerra mondiale sul naviglio mer-
cantile e previsioni per il dopoguerra.
Corbino ripercorre a livello internazionale le vicende della guerra dei trasporti
marittimi e del naviglio contrapposto impegnatovi (i 48 milioni di naviglio degli Al-
leati, che formano un unico blocco e i 14 milioni di tonnellate del naviglio dell~sse
diviso in tre gruppi isolati: nel Nord Europa, nel Mediterraneo e nell'Estremo
Oriente) e naturalmente il gruppo del Mediterraneo gli appare il più provato date
le particolari condizioni della lotta nel settore e le speciali esigenze dei Corpi di spe-
dizione in Libia, in Egeo e nell~riatico. Con un attento screening induttivo Cor~i
no ne segue le variazioni in diminuzione ed in aumento (anzi scrive apertamente
che «la guerra provoca danni reali, danni ritenuti tali e dànni buoni per la propagan-
da: in tutte queste cifre si deve cercare la più verosimile o la meno errata») ed arriva
alla conclusione che «Per gli Alleati nel1943 costruzioni e perdite si dovrebbero bilan-
ciare, anzi dovrebbe restare una differenza a favore delle nuove costruzioni», esprimen-
do l'avviso che «solo chi avesse vinto la battaglia dei trasporti avrebbe vinto la guerra».
Era· il «vaticinio della disfatta» in termini di economia marittima!
Chi scrive ha avuto il privilegio di conoscere Epicarmo Corbino nel febbraio
dell983 (11) ed in tale occasiòne Corbino raccontò una serie di retroscena all'artico-
lo di cui abbiamo avuto occasione di parlare. Passato completamente inosservato al-
le Autorità politiche e militari italiane, fu invece letto con attenzione dalla propa-
ganda nemica che ne rilanciò le tesi dai microfoni dj Radio-Londra suscitandq ex-
post un vero e proprio caso (Il «Giornale degli Economisti» venne sequestrato e ne
fu revocata la concessione di pubblicazione, Epicarmo Corbino venne sospeso dal-
(U) Vds. E. Ferrante, Epicarmo Corbino, ufficiale di porto e storico navale in «Rivista marittima», fase.
6/1983 ed Epicarmo Corbino, Ricordo di una vita, Napoli, Edizioni Scientifiche italiane 1972,
p. 155 e segg ..
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