Page 73 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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namenti militari: la dovizia dei residuati e di quelli di preda bellica dà un'impressio-
ne di potenza che, in effetti, è solamente illusoria poiché i materiali divengono rapi-
damente obsoleti.
La grande guerra era stata combattuta con modalità e mezzi tradizionali sia sul-
la terra sia sul mare e l'aviazione aveva svolto un'azione molto limitata. Sarebbe sta-
to necessario un grande sforzo di immaginazione per prevedere l'evoluzione rapida
e profonda degli anni successivi, con guerra manovrata su ampi spazi, condotta in
prevalenza, nelle fasi di rottura soprattutto, da grandi unità motocorazzate .operanti
in simbiosi con una aviazione d'aderenza, e da complesse operazioni navali ed
anfibie.
E poiché era es~lusa l'ipotesi di un conflitto con la Gran Bretagna, si presume-
va che - in ogni caso - uno scontro sarebbe stato risolto sul Continente europeo.
Si riteneva quindi sufficiente disporre di un Esercito in grado di operare sulle Alpi,
di una Marina che potesse competere con quella francese nel Tirreno e nel Mediter-
raneo centrale e di una Aviazione, a gravitazione bombardieri, idonea a colpire
obiettivi in Francia e Iugoslavia.
La situazione economica indusse a limitare le spese militari e l'attrezzatura in-
dustriale· dell'Italia non consentila dovuta produzione bellica allorché si impose la
necessità urgente di potenziamento delle Forze Armate. Alcune fonti sostengono
che le Forze Armate ebbero larghissime assegnazioni di bilancio negli anni che pre-
ludevano la guerra, per cui l'impreparazione sarebbe esclusivamente colpa dei verti-
ci militari che non le seppero utilizzare.
Cè da rammentare, innanzi tutto, che dal1921 al1939 si combatté per pacifi-
care la Libia, si conquistò l'Etiopia, si partecipò al conflitto spagnolo e si fece la
spedizione in Albania. Sicché gran parte del bilancio fu assorbito dal reintegro delle
dotazioni consumate. In secondo luogo - ad un crudo esame delle cifre - si.rileva
che l'Italia, nel settennio 1932-38, spese per le Forze Armate rispettivamente il37
ed il27 per cento di quanto speso dalle democraticissime Inghilterra e Francia (2).
Furono indubbiamente commessi errori di previsione e tecnici. Fece difetto
un'organizzazione unitaria ed energica della preparazione militare. E però altrettan-
to vero che l'insufficiente dotazione industriale, la penuria di materie prime e, so-
prattutto, le limitazioni di bilancio non avrebbero comunque consentito ai capi mi-
litari molto di più di quanto fecero.
In conclusione, fra l'opinione che nulla sia stato fatto per la preparazione mili-
tare e quella opposta, che nulla sia stato risparmiato, appare storicamente accettabi-
le quella intermedia: molto fu fatto, ma non quanto necessario poiché fino a/1938
Mussolini ritenne che un conflitto mondiale non fosse imminente e che perciò non sa-
rebbe mancato il tempo necessario per provvedere. . ·
Non sarebbe altrimenti spiegabile il fatto che proprio in quell'anno l' Esercito
avesse iniziato un rivolgimento ol'Ciinativo - adottando la divisione binaria in luo-
go della tradizione ternaria - per la cui attuazione non si potevano prevedere che
tempi d'amalgama e progetti dottrinali e di mobilitazione assai protratti e non com-
primibili quindi in pochi mesi.
(2) La media delle spese (in milioni) sostenuta annualmente risulta:
- dal 1929 al 1935: di 2.585 per l' Esercito, 1.478 per la Marina e 900 per l'Aeronautica;
-dal 1935 al1939: 7.176, 2.993 e 1.300.
Nei 7.176 milioni spesi per l'Esercito nell'ultimo periodo sono compresi i reintegri dei materiali
consumati in Etiopia e in Spagna: ·
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