Page 77 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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b.  L'Esercito

               Nel settembre del1939 era costituito da 63 Divisioni più 4 della Milizia, cosl
           stan~iate:
           - 49 nel territorio nazionale di cui 2 corazzate, 2 motorizzate, 3 autotrasportabili,
             3 celeri e 4  alpine;
           - 8 in  Libia,  più  4 della  milizia;
           - 5 in Albania,  delle  quali  l  corazzata ed  l  alpina;
             l  nell'Egeo.

               Di tali unità soltanto  16  potevano considerarsi complete,  poiché negli  ultimi
           anni si era segulto il criterio di moltiplicazione delle unità senza che vi corrispon-
           desse un aumento di personale e dotazioni.
               Gli ufficiali in servizio permanente (Spe) per l'intelaiatura dell'intero strumen-
           to avrebbero dovuto essere il doppio dei 19.000 disponibili. Gli ufficiali in congedo
           (circa  300.000),  se  numericamente sufficienti,  avevano  in genere una inadeguata
           preparazione tecnico-professionale.                         ·
               Aggiungasi  che  l' Esercito,  nonostante  qualche  innovazione,  rimaneva  uno
           strumento prevalentemente di fanterie. La fanteria rappresentava più del 50 per cen-
           to del totale mentre i carristi costituivano appena il 5 per cento.  La prima brigata
           corazzata si costitul nominalmente nel  1936 e soltanto nel  1939 si  ebbe la  prima
           divisione corazzata con un solo reggimento carri; inoltre, i 400 carri armati dei quali
           si poteva in totale disporre erano quasi tutti del tipo ultraleggero (3,5 t), assimilabili
           a basi di fuoco mobili ma non certo valutabili in un rapporto di forza o di potenza
           fra  mezzi corazzati.
               Né si deve dimenticare che lo stato di emergenza coglieva le nostre divisioni
           in piena crisi di trasformazione essendo stato deciso,  alla fine del  1938, che assu-
           messero l'ordinamento binario anziché ternario (due reggimenti di A~ma base ipve-
           ce  di tre).
               Per compensare il numero ridotto degli uomini ed incrementare il volume di
           fuoco della rinnovata unità era stato previsto di dotare ciascuno dei reggimenti di
           fanteria di una compagnia mortai da 81  e di una compagnia di pezzi controcarro.
           Ma non fu  possibile completare  tutte le grandi unità.
               Tra tutti gli Eserciti europei, allo scoppio del secondo conflitto mondiale, l'E-
           sercito italiano era sicuramente quello dotato di materiale più  antiquato e scarso.
               Le  artiglierie costituivano un campionario disparato fra le  quali il meglio  -
           salvo  pochi allestimenti -  era preda bellica del  1918. ·
               I  carri che si  andavano affermando quale base di ogni moderno armamento,
           e fondamento della battaglia terrestre, erano leggeri ed armati di sole mitragliatrici.
           Erano disponibili solamente 70 carri da 11 tonnellate e per di più superati nella for-
           mula:  peso,  potenza e protezione.
               Gli autoveicoli assommavano a 38.000, contro i 600.000 tedeschi, i 350.000
           britannici ed i 300.000 francesi.  Nulla la capacità di movimento fuori  strada.
               Fu giocoforza, quindi, che il Governo, nel settembre 1939, adottasse la provvi-
           denziale decisione della «non belligeranza». Basti osservare, in Allegato 1, il proget-
           to di potenziamento bellico e le rispettive scadenze per rendersi conto della cruciale
           precarietà della situazione.

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