Page 74 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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Conosceva Mussolini l'impreparazione delle Forze Armate? Rispondere nega-
tivamente significa misconoscere la sua indubbia intelligenza e la sua capacità di
osservazione e valutazione.
Durante la crisi del settembre 1935 il maresciallo Badoglio gli scrisse una lette-
ra ammonitrice diffidandolo da un conflitto con la Gran Bretagna.
Nel settembre 1936 il Capo di Stato Maggiore dell' Esercito - generale Bai-
strocchi - indirizzò a Mussolini un promemoria richiamandolo alle necessità di
procedere ad una preparazione militare aderente alla sua conclamata politica di
grande potenza, pena la-perdita dell'Impero. Il risultato fu il siluramento del Bai-
strocchi e la sua sostituzione con il generale Pariani, il quale espose chiaramente
e ripetutamente il proprio pensiero a Mussolini, forse non insistendo con sufficiente
energia per maggiori stanziamenti - allora gravitanti verso la creazione di una
grande Marina- rimanendo comunque sempre inascoltato. È però certo che nell'a-
prile 1939 offrì le dimissioni.
Così come la Marina, gli Stati Maggiori dell'Aeronautica e dell'Esercito com-
pilavano, inoltre, delle situazioni mensili nelle quali era scrupolosamente rappresen-
tata la verità. Dal canto loro, il generale Dallolio - commissario per le fabbricazio-
ni di guerra - e la Commissione Suprema di Difesa rimettevano al Capo del Go-
verno relazio.ni periodiche che indicavano le previsioni sulla g~ave carenza di mate-
rie prime e sulla sua accentuazione, qualora fossero venuti a mancare i rifornimenti
via Gibilterra (77 per cento del traffico extramediterraneo), Dardanelli (17 per cen-
to) e Suez (6 per cento).
D'altronde, fino al1939 non si individuano fonti di lagnanze e preoccupazioni
di Mussolini per l'impreparazione delle Forze Armate. Soltanto dall'aprile di, quel-
l'anno il suo scontento iniziò a manifestarsi, e sempre con maggior violenza. E evi-
dente che fino a quando poté ritenere che un conflitto generale non fosse imminen-
te, egli non diede peso agli elementi negativi. Nel1939, per l'acuirsi delle tensioni
internazionali, dovette invece valutare tutta la gravità delle deficienze e misurare
l'errore di giudizio commesso, tanto più essendo costretto a constatare che non sa-
rebbe stato possibile fare in pochi mesi ciò che per molti anni era stato trascurato.
Ma dichiarando di non aver conosciuto l'effettiva situazione delle Forze Armate,
Mussolini non era in buona fede. Con il suo sistema accentratore, aveva imposto a
ministri e sottosegretari di astenersi dalle iniziative e dall'assumersi responsabilità,
agendo quali esecutori e non come consiglieri. Non li metteva al corrente dei suoi
fini e più che altro poneva loro dei «quesiti». I collaboratori militari fornivano i dati
e li illustravano. Mussolini concedeva loro la più ampia libertà di parola, ma non
dava poi le ragioni per le quali non aderiva alle loro proposte e li metteva di fronte
a fatti compiuti e decisioni assunte.
Bisogna dunque riconoscere che i vertici militari responsabili molto fecero per
ottenere che alla p~mzione bellica fosse tempestivamente provveduto, tuttavia non
abbastanza per separare la loro responsabilità da quella del Duce.
· Dal settembre 1939 (inizio della conflagrazione con il conflitto tedesco-
polacco) la situazione dell'Italia aveva subìto una sostanziale evoluzione. Tre erano
ormai le prevedibili ipotesi:
- neutralità armata;
• guerra a fianco di Francia e Inghilterra;
- guerra a fianco della Germania.·
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