Page 90 - L'Italia in Guerra. Il secondo anno 1941 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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Nel 1941 questo quadro già delineato fu solo precisato da alcuni ge-
               sti  formali  che  erano  espressione  del  sempre  maggiore  coinvolgimento
               degli  Stati  Uniti  nella  lotta  contro  le  potenze  nazifasciste.  Nell'inverno
               1940-41, infatti,  il  Governo  statunitense  colpì  l'apparato di  spionaggio
               e di propaganda italiano negli Stati Uniti, mentre il presidente Roosevelt,
               in una delle sue conversazioni dal caminetto, condannò il fascismo, affer-
               mando però allo stesso tempo che "Il popolo italiano era stato costretto a diven-
               tare complice del nazismo ". Era una implicita assicurazione di un trattamento
               non duramente punitivo per una futura Italia democratica. Nel febbraio
               1941  il Governo italiano decretò la chiusura di tutti i consolati a sud di
               Roma e di quelli in città costiere dell'Italia settentrionale. Seguì una esca-
               lation  di rappresaglie che portò Roosevelt,  a metà giugno,  a "congelare"  i
               beni ed a chiudere tutti gli  uffici consolari, turistici e culturali italiani (e
               tedeschi) negli Stati Uniti < 45>.  Già alla fine di marzo la Guardia Costiera
               aveva sequestrato 28 mercantili italiani (e due tedeschi) alla fonda nei porti
               statunitensi, internandone gli equipaggi. Seguì poco dopo l'espulsione del-
               l'addetto  navale  ammiraglio  Alberto Lais (46>.
                    Queste misure provocarono sconcerto tra gli itala-americani: grazie
               anche ad ammonimenti del Governo statunitense agli esponenti principa-
               li della comunità, i giornali e le radio di lingua italiana smorzarono pro-
               gressivamente i toni pro-fascisti. Parallelamente si ebbe una intensificazione
               delle attività dei movimenti e delle personalità antifasciste (prima fra tut-
               te il conte Sforza) presenti negli Stati Uniti. Nonostante qualche incorag-
               giamento da parte di elementi dell'amministrazione Roosevelt, solo l'entrata
               in guerra degli Stati Uniti permise a Sforza di superare in parte l'impasse
               dovuta alle divisioni tra gli  esuli antifascisti ed alla impossibilità di otte-
               nere un consenso di massa all'interno della comunità itala-americana < 47>.
                    In maggio  a Roma  si  cominciò  seriamente a  considerare probabile
               l'intervento in guerra degli Stati Uniti; Roosevelt era a quell'epoca "l'indi-
               viduo verso il quale ... si appunta [va} la maggior ostilità del Duce" < 48>.  Mussolini


               (45)  Cfr.  Frus,  1941,  II,  pp.  628 ss,  793-801.
               (46)  Cfr.  ibi,  pp.  802-7  e I,  pp. 451-84.
               (47)  Cfr. A. Varsori, Gli alleati e l'emigrazione democratica antifascista (1940-1943),  Firenze
                   1982, capp. II, III e V,J.E. Miller, The United States and Italy,  1940-1950.  The Politics
                   and Diplomacy  of Stabilization,  Chapel Hill-London  1986, pp.  27-29.
               (48)  G. Ciano, Diario 1937-1943, a cura di R.  De Felice, Milano 1980, 28-5-43, p. 517;
                   cfr.  ibi,  5-7-41,  p.  530 e R.  De Felice,  Mussolini  l'alleato  1940-1945  l,  L'Italia in
                   guerra 1940-1943, tomo primo, Dalla guerra "breve" alla guerra lunga, Torino 1990,
                   pp.  285-86.


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